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I luoghi della memoria

Da una parte abbiamo dimenticato che la memoria è una storia, e cioè che è esistita un'epoca, nella nostra cultura, vicina - perché si tratta di pochi secoli fa - in cui la memoria veniva coltivata e rafforzata artificialmente negli esseri umani.
Sì, c'erano delle vere e proprie arti della memoria e c'erano persone che utilizzavano quest'arte o si presentavano al pubblico, dicendo di aver utilizzato quest'arte e raggiungevano effetti abbastanza sbalorditivi, non proprio come quelli del paziente di Lurija ma andavano molto vicino. 
La cosa che mi ha interessato di più era: la comprensione di che cosa fosse quest'arte; Non è una gran cosa, nel senso che non è una cosa particolarmente difficile da spiegare e non ha nulla di sublime. 
E' una cosa che c'è in Cicerone, c'è in Quintiliano, c'è nella retorica antica, in Tommaso d'Aquino e c'è nei grandi mnemonisti del Quattro, del Cinquecento. La tecnica è abbastanza semplice: si prende un luogo fisico, per esempio una chiesa o una casa che abbia molte finestre, molte colonne - insomma un luogo geometricamente rappresentabile nella mente con facilità - e si memorizzano, in modo completo e assoluto, essendo sicuri di non sbagliare i luoghi, i cosiddetti "loca", i "luoghi" della memoria. Diciamola ancora questa parola: luoghi della memoria. Su questi luoghi si collocano delle immagini. Loro dicevano: i luoghi sono come la carta, le immagini come la scrittura. Cioè, i luoghi sono fissi e non li posso più cambiare, cioè, posso farlo, ma allora costruisco un altro sistema, le immagini sono mobili, sono come la scrittura sulla carta. In questo caso l'arte della memoria consiste nel collocare le immagini nei luoghi. Allora, se l'ambiente mi è molto familiare, ripercorrendo i luoghi, io rivedo una dopo l'altra le immagini. Queste immagini sono tali, per associazione o per contrasto, da richiamarmi la cosa che devo ricordare.
(Paolo Rossi professore di Storia della Filosofia)

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