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Heidegger: l'arte come "apertura-di-un-mondo"


Martin Heidegger, in un celebre saggio intitolato "L’origine dell’opera d’arte", esponeva la sua complessa teoria relativa all’arte e al suo rapporto con la verità. Il saggio si basa sul binomio di termini “terra” e “mondo”: l’opera per il filosofo tedesco “pone-qui-una-terra” e “apre-un-mondo”, e in questo si fa luogo esemplare dell’apertura della verità, concepita come “orizzonte” all’interno del quale l’uomo vive.
In quanto “cosa”, l’opera d’arte occupa uno spazio concreto e materiale, si impone come presenza concreta, ma al contrario delle altre cose, l’opera d’arte si “ritrare” eternamente, mantiene sempre uno scarto dalla mia compresnione, continua a interpellare la mia riflessione mantenendo la sua natura di enigma.
Contemporaneamente, però, l’opera d’arte, quando è autentica ed efficace, “apre” il mondo che noi abitiamo; l’arte non è rappresentazione di un modello esterno, non è copia del reale, tantomeno mera documentazione. L’arte instaura essa stessa categorie di comprensione, principi concettuali, definizioni che orientano la mia esistenza. Per questo l’arte è prima della verità, poichè essa, fondando un certo linguaggio, definendo un certo orizzonte, è l’origine della verità, la definisce lei “prima” della nostra stessa riflessione su suo riguardo.

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