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Polaroid easy art?


S’inaugura, giovedì 26 p.v. al Museo di Scienza e Tecnica di Milano (MUST), la terza edizione di una mostra interamente dedicata ad artisti e fotografi che utilizzano Polaroid. La mostra fotografica, curata da Mirko Albini e realizzata in collaborazione con il MUST, presenta 130 stampe fine art di immagini Polaroid realizzate da 89 artisti e fotografi provenienti da 12 paesi diversi. Il progetto, giunto alla sua terza edizione (la prima al Castello di Dolceacqua nel 2010 , la seconda  a Nizza nel 2011), vuole celebrare la macchina fotografica Polaroid, meraviglia tecnologica concepita a partire dal 1945 da Edwin Land, che per milioni di persone ha rappresentato il mezzo per documentare la realtà, fermare i ricordi e dare sfogo alla creatività in modo istantaneo, quando il digitale era ancora molto lontano. Per l’occasione il Museo espone alcune macchine fotografiche della sua collezione. All’opening del 26 gennaio saranno presenti alcuni degli autori degli scatti esposti in mostra. Inoltre verranno allestiti dei mini  atelier in cui far conoscere al pubblico del Museo la versatilità della tecnica Polaroid.

Oltre ad essere un sistema fotografico che ha caratterizzato un epoca e un certo modo di fare fotografia le istantanee Polaroid sono diventate anche (e forse soprattutto) un linguaggio per molti artisti e fotografi. Andy Warhol ne è un esempio, ma anche Ansel Adams e Robert Mapplethorpe. A Torino lo scorso novembre abbiamo anche noi organizzato un Workshop di fotografia proprio basato sull’utilizzo della tecnica Polaroid. Maestro d’eccezione Maurizio Galimberti, conosciuto anche come “instant artists”, che ha realizzato per l’occasione alcuni dei suoi mosaici fotografici.

Una delle caratteristiche del sistema Polaroid è proprio quello di dare alle fotografie un aspetto particolare e riconoscibile, tra l’altro, tutt’altro che “perfetto”. Anche questa caratteristica, oltre alla visione istantanea del risultato, ha determinato il successo di questo sistema non solo sul piano popolare e hobbistico, ma anche su quello artistico di rilievo.

La mostra al MUST permetterà di fruire di una visione d’insieme e internazionale sull’utilizzo di questo tipo di linguaggio. È interessante anche perché, nell’attuale epoca della produzione e postproduzione digitale, l’utilizzo di una tecnica che lascia ancora spazio a interventi “artigianali”, e ad eventuali “errori” (così come Holga o il foro stenopeico) permette di recuperare nella fotografia una dimensione onirica non artefatta dall’onnipresente Photoshop.
(da la Stampa.it / di Mauro Villone)

Ulteriori info:
Museo di Scienza e Tecnica di Milano
Via S. Vittore 21 - 20123 Milano
+39.02.4855.5377

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