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Campania: Ravello


Ravello (Raviello in Campano) è un comune della Provincia di Salerno in Campania.
Appartenente geograficamente alla Costiera amalfitana (iscritta al patrimonio mondiale UNESCO), costituisce un rinomato centro turistico e culturale. 
Conosciuta altresì con l'appellativo di Città della Musica, qui si svolge ogni estate il Ravello Festival, dedicato al compositore tedesco Richard Wagner.

«Ravello è una cittadina dallo stile arabo-siculo, che piacque tanto agli scenaristi d'un tempo, e he dominò alla Scala.
È tra i monti, affacciata al mare, altra oasi stupenda. Si sa che Wagner trasse qui ispirazioni per il Parsifal; nel giardino di Palazzo Rufolo, dove piante esotiche, fiori, tronchi rivestiti d'edera e la vista del golfo si compongono con gli avanzi di cupe costruzioni feudali e claustrali, egli vide tradotto nel vero giardino incantato di Klingsor. Su questa parte della costa campana domina Wagner e non Virgilio, il Parsifal e non l'Eneide, almeno quanto può permetterselo la luce e la leggera grazia».

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Sorse nel 1800 e fu soggetta ad Amalfi, alla quale si ribellò nel 1000, dandosi a Ruggero il Normanno; nel 1026 il Papa ne fece una Diocesi, soppressa nel 1818.
Anni 1308-1310 «In episcopatu Ravellensis»; nel Latino Ecclesiastico è detta «Rebellum».
Secondo la tradizione il luogo sarebbe stato chiamato Rebello (poi Ravello) perché «centro di ribellione» contro Amalfi.
Nei documenti del passato, il toponimo figura anche come Rivello, Raviello e la sua origine sarà analoga a quella di RIVELLO (PZ), cioé da *rivellus diminutivo di rivus, vale a dire “rivolo”.
Ma formalmente può essere anche un riflesso della base prelatina *rava che designa un dirupo franoso ed il corso d’acqua che ne deriva.


«Racconti di Viaggiatori»

« […] Credesi che la marina da Reggio a Gaeta sia quasi la più dilettevole parte d'Italia; nella quale assai presso a Salerno e una costa sopra 'l mare riguardante, la quale gli abitanti chiamano la costa d'Amalfi, piena di picciole città, di giardini e di fontane, e d'uomini ricchi e procaccianti in atto di mercatantia sì come alcuni altri. 
Tralle quali cittadette n’è una chiamata Ravello, nella quale, come che oggi v’abbia di ricchi uomini, ve n’ebbe già uno il quale fu ricchissimo, chiamato Landolfo Rufolo; […] »

(Giovanni Boccaccio, Decameron - II giornata, IV novella)

«Viaggio in Italia» di Guido Piovene

«[...] Ravello è una cittadina dallo stile arabo-sicuro, che piacque tanto agli scenaristi d’un tempo, e che dominò alla Scala.
È tra i monti, affacciata al mare, altra oasi stupenda. 
Si sa che Wagner trasse qui ispirazioni per il Parsifal; nel giardino di palazzo Rufolo, dove piante esotiche, fiori, tronchi rivestiti d'edera e la vista del golfo si compongono con gli avanzi di cupe costruzioni feudali e claustrali, egli vide tradotto nel vero il giardino incantato di Klingsor.
Su questa parte della costa campana domina Wagner e non Virgilio, il Parsifal e non l'Eneide, almeno quanto può permetterlo la luce e la leggera grazia meridionale. 
Girando per le strette vie di Ravello, si ha un anticipo su Palermo, giacché questa cittadina, di stile arabo-normanno e orientalizzante, è una Palermo in miniatura al riparo dei monti. 
Ma l'Oriente è tagliato da un fondo agreste; e forse Ravello sedusse Wagner perché ha un paesaggio misto, tra i più compositi in Italia. 
Un certo fondo di magia si unisce alla rusticità montanara; dalle stesse terrazze, si contemplano le acque mitologiche del Tirreno, e insieme la catena dei monti Lattari, che ricordano i monti severi dei laghi Lombardi. 
Vi fu chi mi disse che i due giardini di Ravello, a Villa Rufolo e al Cimbrone, sono i giardini più straordinari del mondo insieme con quelli di Charleston nella Carolina del Sud; ed è giusto nel senso che né gli uni né gli altri hanno equivalenti altrove.
Forse i giardinieri a Ravello hanno subìto un’influenza britannica. 
Certo hanno acquistato l'arte di intonare colori diversissimi gettandoli alla rinfusa, come su una tavolozza, astenendosi dalle aiuole troppo disegnate. 
Sono giardini, quelli di Ravello, romantici, di una scapigliatura geniale. [...]»

(da «Viaggio in Italia» di Guido Piovene - 1950 - pagine 476-477)

Da Napoli a Vallo Lucano, luglio - Pier Paolo Pasolini

«[...] Devo correre via, raggiungere prima di notte Ravello: per una ragione molto semplice, perché Ravello è il paese di Greta Garbo. 
Lascio la strada sul mare, e mi arrampico su, tre colline fitte di pergole di vigneti, di fichi d'India, più verdi del verde. 
Ecco a sinistra Scala, e, dopo l'ultima curva da vertigini, la piazzetta con una fontana moresca: sono a Ravello. 
Sbaglio tutto: contrariamente al solito, che indovino subito dove devo andare, prendo a sinistra anziché a destra, lasciata alla fontana moresca la macchina. 
E vado per un paese anonimo, in fondo, che si allunga come una serpe sulla cima stretta di un monte: eppure c'è qualcosa di nobile, di misterioso, intorno.
Sento puzza di novità. 
Arrivo in capo alla striscia di paese. 
"Gli alberghi dove sono?"
Chiedo a delle donne sedute sui gradini rosicchiati delle povere case.
"Non stanno qui! - fanno, smarrite, dolenti, dolci. - Stanno dall'altra parte!"
Ridiscendo di corsa la lunga strada, sorpasso la fontana, e entro, dall'altra parte, nel vero paese. 
Lì ho passato le due ore più belle di tutto il mio viaggio, e, sicuramente, tra le più belle della mia vita. 
È venuta quasi l'ora del tramonto, intanto, e il sole, ancora limpido carico, rade le cime delle colline dense di pianure pure, secche, nette come cristalli e insieme piene di umile tenerezza.
Per le strade del paese non c'è quasi nessuno solo la gente si vede nei paesi veri, di tutto il nostro mondo, nell'ora del tardo pomeriggio estivo: ragazzi, soli, che rincasano dal catechismo, donne che tornano dal lavoro. 
E le strade sono pulite, ben selciate, nobili, come nel più eletto paese di Lombardia o delle Venezie. 
Le costeggiano palazzetti barocchi, settecenteschi, d’una discrezione e d’una eleganza mai vista: ogni tanto, le case si interrompono, c'è un muretto, da cui si intravedono, sotto, abissi caldi di verde. 
È tutto pieno di chiese, di monasteri: il monastero di Santa Chiara, la chiesa di San Francesco, il Santuario dei SS. Cosma e Damiano: è una città sacra, una piccola Assisi, dimenticata. 
Vedo un frate giovane, rosso, che cammina in fretta giù per gli scalini della strada, tra due muretti sospesi nel vuoto: lo chiamo, gli chiedo quasi allarmato come mai tante chiese in un così piccolo paese. 
Mi risponde in un greve, gretto napoletano: "anticamente qui ci stava ‘nu popolo molto numeroso!" 
Scompare dietro un portone di quel barocco umile che si vede nei paesi. 
Ravello è come in uno sperone, sospeso nel vuoto, in fondo a cui si stendono colline che strapiombano sul mare. 
Ma te ne accorgi solo alla fine, quando giungi alla Villa Cimbrone, che il punto supremo di Ravello. 
In capo alla strada ti si para davanti un portoncino, entri, e non puoi non gridare dalla meraviglia: subito, a sinistra uno stupendo chiostro, poi un delizioso palazzetto, e davanti un viale per un giardino favolosamente neoclassico, che finisce di colpo, laggiù, contro il cielo. Entro nella cripta, esulto davanti a un Della Robbia, a dei bassorilievi anonimi, del primo Quattrocento, i Sette Peccati Capitali, e i nove, meravigliosi, Guerrieri Normanni. 
Scendo ancora giù, per una scaletta che mi porta un’abside, una selva di colonne, come dalle mie parti, gotiche; ma, davanti, è aperto, c'è il precipizio, il vuoto, il mare. 
Sperduta tra le colonne, un'antica sedia di legno, ecclesiastica, mi siedo; c'è tanta pace, che qui vorrei morire, finirla così dolcemente. 
Ma mi rialzo, corro su nel giardino, filo lungo tutto il viale, profumato da ubriacare, arrivo in fondo alla terrazza, sospesa nel cielo, con una fila di nobili teste di marmo, e una dolce ringhiera. 
Ci sono dei turisti, estasiati. 
In realtà, la situazione di quelle che non si possono facilmente esprimere: tutto il golfo da Amalfi a Salerno è ai tuoi piedi, e tu voli. Riannodo le fila che mi parevano perse, con la grande Italia cristiana e comunale: non c'è Borbone che riesca a cancellarne lo spirito. 
Come Lawrence - che, anche lui, avrebbe voluto morire qui, di troppa pace - non riesco a staccarmi da questo angolo di cielo: un luogo deputato all'estasi. [...]»

(pagine 71 a 74 de «La lunga strada di sabbia» di Pier Paolo Pasolini - 1959)

RAVELLO
Regione: Campania
Provincia: Salerno SA
Altitudine: 365 m slm
Superficie: 7,94 km²
Abitanti: 2.500
Nome abitanti: Ravellesi
Patrono: San Pantaleo (27 luglio)




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