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Non tornate a casa, espatriate nelle campagne dei padri e dei nonni

Oggi si parla della generazione boomerang, ossia dei figli che tornano a casa dai genitori. A far che? A rimanere in stallo, aspettando, aspettando, aspettando, il nulla. Le famiglie, per i più, sono ubicate in città, ormai asfittiche, che non hanno e non promettono soluzioni alla disoccupazione. Procurano solo frustrazioni e  depressioni. Allora bisogna cambiare strada, decidere di andare oltre, altrove.
Una soluzione creativa, potrebbe essere allontanarsi dalla città, andare a riaprire la casa al paese. Sì perché la maggior parte dei cittadini proviene dagli 8100 Comuni sparsi per l'Italia. Rianimare e ripresidiare il territorio, riscoprire vecchi mestieri, o, grazie alle nuove tecnologie, inventarsi occupazioni online, rendendosi utili anche per i vecchi di paesi. Stimolare le amministrazioni comunali per risvegliare la vita, anche studiando la storia patria locale, con l'aiuto degli anziani, che potrebbe suggerire attività e specialità locali. Qualcuno potrebbe vivere facendo rivivere le campagne circostanti, spesso di proprietà. In un servizio televisivo, ad esempio, un contadino pugliese affermava che, con 2 ettari, galline e conigli, un trullo in campagna e una casa in paese, campava bene una famiglia di 5/6 componenti.
L'obiezione che mi farà chi legge queste righe è, ma andare in un paese "morto", quali prospettive potrebbe offrire? Semplice la prospettiva siamo noi stessi; dobbiamo inventarci una vita personale, come farebbe ogni emigrante, ma con tre differenze: rimaniamo in Italia, utilizziamo potenzialità sopite dei nostri territori e, se per iniziare ci sarà bisogno di tempo e di soldi per campare, nel frattempo la famiglia potrà appoggiare i figli non più sentiti come zavorra, ma costruttori di futuro.

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