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Border Crossing e residenze d'artista





Pratiche dialogiche contemporanee tra responsabilità etica e politica delle residenze d’artista italiane nel tempo della crisi, delle migrazioni internazionali e del nomadismo culturale


In una geografia in divenire come quella degli ultimi anni molte pratiche artistiche, e tra queste le residenze, si stanno proponendo quali piattaforme dialettiche nate con l’obiettivo di indagare una possibile ridefinizione della funzione e della responsabilità dell’arte nella società, riconoscendosi più attraverso processi nomadi e instabili che all’interno di cornici rigide. La pratica della ”ospitalità”, scopo e missione primaria di una Residenza per artisti, oltre che dare impulso alle ricerche e alla creazione di opere, oggi più che mai si fonda sull’incontro e lo scambio con realtà peculiari, che rispondono in modo più autentico a un desiderio di confronto, dialogo e conoscenza reciproca. In definitiva, la pratica della residenza è mezzo di riavvicinamento fra arte e comunità che si rivela un’opportunità preziosa di integrazione, crescita socio-culturale e cambiamento.

Ognuna delle realtà partecipanti al programma Border Crossing coinvolge i suoi artisti italiani e stranieri, portando l’arte nelle case, nelle piazze, ovunque si sia disposti ad accoglierla e a condividerla. Il progetto capta una prima componente essenziale di tutte le residenze coinvolte, ovvero un profondo lavoro sul concetto di resistenza/residenza, una sinergia dinamica, quella a cui si dà vita, una sorta di macchina in grado di generare interazioni a più livelli.
Queste strutture infatti rappresentano fisicamente e metaforicamente luoghi di attraversamento e di aggregazione, espressione di svariate sperimentazioni artistiche sociali, antropologiche, etniche, di stili, di generazioni, che qui si presentano come un unico format dinamico, nomade, interattivo, fondato sulla contaminazione. (Continua su Insideart)

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