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Va dove (ti) porta il Treno - da Teramo a Pescara


Questo è il racconto di un bel viaggio che, per buona parte si svolge in Abruzzo, ultimo avamposto del Regno delle due Sicilie, primo avamposto del sud Italia, e finisce nel Lazio; la particolarità del viaggio è che si svolge in treno, poco più di 5 ore da Teramo passando per Pescara fino a Roma, con vista su mare, montagne, vallate, campagne, pale eoliche, castelli, viadotti d’autostrada, borghi e grumi di case con un campanile.

Partenza dalla stazione di Teramo dove arrivo scendendo dalla collina su cui è costruita Teramo; una lunga discesa fino al ponte San Ferdinando che sovrappassa il torrente Vezzola, alla fine del quale, sulla destra mi appaiono il magazzino per lo scalo merci, il deposito locomotive e subito, una piazzola con auto parcheggiate e un grumo rosso di bici a noleggio, ai piedi della facciata rossa bordata di giallo, sormontata da un timpano, nel cui oculo circolare, sino alla fine del XIX secolo, era installato un orologio monumentale, oggi scomparso.

La stazione è posta sulla ferrovia Teramo-Giulianova, gestita da Rete Ferroviaria Italiana (RFI), e venne costruita sul finire del XIX secolo in una zona della città periferica rispetto al centro storico vero e proprio.

L'edificio, con particolare riferimento al fabbricato viaggiatori, rispecchia totalmente quello dell'epoca umbertina nella quale vide la luce: la struttura è dotata di una certa maestosità, nonostante si tratti di una stazione piuttosto piccola e decisamente con pochi viaggiatori. 
È costituita da un corpo centrale a doppia elevazione, con copertura a foggia vagamente romanica, affiancato da due corpi laterali ad unica elevazione.

Il giardino della stazione era assai curato ed era altresì dotato di una piccola fontana ornamentale con vasca circolare e getto d'acqua centrale, attualmente non più in funzione, situata al di là del limite sinistro della banchina principale.

Il pregevole complesso architettonico, dal piccolo atrio dell'ingresso principale, con volte a crociera, venne decorato in talune aree interne dal momento che vennero concepiti sin dall'origine ambienti separati per ciascuna delle classi di servizio: trovarono quindi sede le sale d'attesa di prima e seconda classe. 

Sulla banchina principale, la sala posta all'estremità ovest ospita la sala d'attesa di prima classe. 

Seguivano quindi la sala d'attesa di seconda classe (corrispondente alla sala d'attesa in uso), l'ufficio del telegrafo e dei biglietti, un ufficio e il locale riservato al capostazione
L'attuale sala d'attesa, un tempo corrispondente alla sala d'attesa di seconda classe, presenta sul soffitto un grazioso affresco raffigurante, in due distinti riquadri, i diversi mezzi di trasporto: stradale, ferroviario, aereo e navale; l'opera fu realizzata copiando l'immagine di copertina del numero 47 del periodico “La Domenica del Corriere” del 25 novembre 1923, che riportava la notizia di una competizione sportiva tra un'automobile del tempo e una locomotiva.

Uscendo dall’edificio, la banchina coperta da una elegante pensilina in ferro in stile liberty, con colonne portanti in ghisa e capitelli corinzi. 
Il fabbricato viaggiatori venne successivamente dotato, intorno agli anni venti del XX secolo, della pensilina; del medesimo periodo è la fontanella di acqua potabile, posta sul lato destro della banchina principale, anch'essa in ghisa.

Il complesso venne inizialmente concepito come passante e non come terminale, dal momento che il progetto originario era quello di far proseguire i convogli provenienti dalla linea adriatica ben oltre la città di Teramo, inoltrandosi verso l'interno montano.
I binari della stazione di Teramo, quindi, un tempo in numero di quattro, sono stati ridotti a due, tutti tronchi, di cui solo il primo, a ridosso dell’edificio, è riservato stabilmente all'esercizio ferroviario mentre l'altro costituisce un binario di manovra, solo occasionalmente, adibito all'esercizio. 
Dopo l'ultimo scambio, sul lato ovest, sono poste i relativi paraurti ferroviari. Originariamente, il paraurti ferroviario del binario 1 era posto in corrispondenza della fine del tronchino di raccordo con il binario 2, da cui sarebbe dovuto nascere, secondo il progetto originario, il prolungamento della linea ferroviaria, trasformando così la stazione di Teramo da terminale a passante, ma non si pervenne mai a questo risultato.

La biglietteria, oggi si trova direttamente nell'atrio dell'ingresso principale, ma è sostituita da macchinette automatiche posizionate in una stanzetta a ridosso della banchina del primo binario; solitamente fuori servizio, un tacito accordo con il personale di bordo, permette di fare il biglietto a bordo senza sovrapprezzo.

Pertanto, assieme a poche persone, attendo l’arrivo del treno regionale; un “Minuetto”, tre carrozze di nuova generazione, vi salgo sedendomi a mio piacere.



Il treno parte con lentezza abbandona la stazione, la vista all’indietro sulle montagne del Gran Sasso, intorno la campagna circondata dalle ultime colline. 
Poi, in 24 minuti si giunge nella stazione di Giulianova, sulla costa adriatica.
Da questo momento, fino a Pescara, la ferrovia corre lungo la costa, ora in vista del mare, talvolta occultato dalla cementificazione, tra campagna e grumi di edifici per lo più bianchi, moderne villette o palazzine.
Le stazioni si susseguono come in una metropolitana, i freni stridono di stazione in stazione, ma le porte continuano ad aprirsi e chiudersi, senza che nessuno salga o scenda in alcuna.
Giulianova - Roseto degli Abruzzi 7 minuti, altri 16 e si è nella stazioncina di Atri-Pineto, tranquilla, in cui un anziano seduto all’esterno, su una panchina appoggiata alla facciata rosa, aspetta un treno o forse solo il passare dei pensieri nel tempo.
Passiamo senza sostare da Silvi Marina-Montesilvano e, in 27 minuti da Giulianova, dopo 51 da Teramo, ecco il treno rallentare entrando nella stazione di Pescara Centrale.


Era dalla fine degli anni ‘70 dello scorso secolo che non andavo a Pescara; vi ero stato in occasione del mio primo foto itinerario dedicato alla SS 15 via Tiburtina Valeria da Roma a Pescara, appunto.
Pertanto ricordavo l'antica stazione, quella costruita nel 1881 in sostituzione all'originario fabbricato in legno del 1863 con la denominazione di "Castellammare Adriatico", mutata in "Pescara Centrale" nel 1927, che affacciava direttamente sulla SS 16 Adriatica, proprio all'incrocio con la strada principale della città, corso Umberto I, via che avrebbe dovuto presentare una sorta di porta di ingresso, costituita dal palazzetto Imperato e da un suo gemello mai costruito.

Allora, la stazione aveva ancora un aspetto intimo e familiare; era più integrata nel tessuto urbano, il piazzale dei binari occupava tutta l'area oggi detta "di risulta", in cui attualmente trovano sede il terminal degli autobus ed un grande parcheggio. 

Certo la nuova stazione ha significato molto dal punto di vista urbanistico, essendo stata trasferita l'intera linea ferroviaria su una sede sopraelevata a ridosso delle pendici collinari, e priva di intersezioni con le strade della città, liberata così dai passaggi a livello.

La struttura si trova più a ovest rispetto al precedente edificio, e si affaccia sull'enorme piazzale creatosi dal trasferimento dei binari sulla nuova linea. 
Il progetto iniziale del nuovo fabbricato viaggiatori fu redatto nel 1962, per una struttura in acciaio, in seguito modificato nel 1970 con una in cemento armato precompresso.
L'opera fu completata nel 1988 dopo 26 anni, come nella migliore tradizione italiana.

La stazione attuale mi accoglie fredda e dispersiva, dalla banchina di scesa, è difficile orientarsi tra piani e scale mobili fino al salone del piano terra, anche per me che vengo dall’esperienza delle Grandi Stazioni romane.
La struttura presenta al primo piano un corridoio che raccorda l'ingresso a tutti i binari attraverso scale, scale mobili e ascensori. 
Il piazzale binari è sopraelevato al secondo piano.
Il fabbricato viaggiatori al piano terra, dove risiedono la biglietteria e tutti i servizi, 
ha il salone d’attesa, brutto e mal suddiviso: da un lato le biglietterie a fronte bar e negozi, dall’aspetto precario, in mezzo le rampe di scale e qualche sedia, prese d’assalto perché sottodimensionate al numero dei viaggiatori; il lato delle vetrate offre le vie di fuga verso l’esterno, nel piazzale.

E’  costituita da due corpi che racchiudono il piazzale dei binari; presentando due lunghe facciate parallele, una che affaccia sull'area di risulta, lato mare, dove è presente l'ingresso principale; e una parallela su via Enzo Ferrari, ambedue ricoperte con vetri riflettenti, che hanno l’aspetto di un palazzo ad uffici più che di una stazione; un pugno allo stomaco o in un occhio, certamente fuori misura estetica e per cubatura, violenta e assolutamente estranea al centro storico elegante dai bianchi palazzetti.

La stazione, gestita da RFI, dispone di otto binari lineari più quattro binari tronchi: i binari passanti sono utilizzati soprattutto per i treni a lunga percorrenza e per alcuni treni regionali; i binari tronchi sono utilizzati a volte per i regionali diretti tra cui il Pescara-Teramo.

Avendo un paio d’ore al mio treno per Roma, data la giornata soleggiata con un cielo azzurro pulito, approfitto per una ricognizione nel piazzale antistante, tra la locomotiva lucidata a nuovo e l’edificio con silos della vecchia stazione, galleggianti tra le invasive automobili parcheggiate. 

Rientro in stazione, salgo al piano binari e trovato il mio treno, un vecchio meraviglioso intercity; comodo e deserto, con qualche pendolare che scenderà di lì a poco, nelle stazioni di Sulmona e Chieti.
Il treno parte per una lunga percorrenza a binario unico, prolungato da fermate in stazioni per l’incrocio con altri convogli in direzione contraria. 

L’inizio del percorso è tra le costruzioni di periferia, per immergersi nella campagna con vista sui monti della catena del Gran Sasso all’orizzonte.
Si continua fino a Sulmona, Chieti, passando in vista di Tocco Casauria, il paese natale del grande Pittore e Fotografo abruzzese Francesco Paolo Michetti.
Poi, il tracciato ferrato si fa entusiasmante, perché per raggiungere la quota della Conca del Fucino, la salita è repentina come il decollo di un elicottero e la vista si fa sempre più ampia, spaziando su chiazze antropizzate tra vallate e catene montane.
Alla fine il treno scavalla e si tuffa nel Fucino, corre sul bordo della conca, a sinistra Pescina, patria dello scrittore Ignazio Silone e a destra le colline prospicienti Aielli, coperte da pale eoliche che si stagliano nel cielo.
In vista della prima stazione, Celano-Ovindoli, la catena del Velino Magnola che sovrasta il cono coperto dal borgo di Celano, sormontato dal castello Piccolomini; non per niente il nome di Ovindoli è inserito a bella posta, in quanto salendo da Celano, di curva in cura si arriva nella località di Ovindoli, ove sono le piste di sci sulle pendici del monte Magnola.
2 ore e 25 minuti da Pescara, il treno si ferma nella stazioncina di Celano-Ovindoli ripartendone dopo poco per dirigersi ad Avezzano, con vista a sinistra sui monti del Velino Magnola, e a destra sull’ampia pianura del Fucino, circondata di lontano dai monti del Parco Nazionale d’Abruzzo.
Altri 25 minuti è si è alla stazione di Avezzano.
Di qui il percorso girando attorno al massiccio del Velino, con vista, tra gli altri, su Magliano dei Marsi con l’antica Massa d’Albe, Scurcola Marsicana, fino a Tagliacozzo.

Da qui si comincia a scendere rapidamente verso il Lazio di Carsoli, Roviano e giù giù fino a Tivoli passato il quale si vede la pianura, ormai in controluce del sole al tramonto, sulla destra i Colli Albani e sul fondo alla quale si intravede Roma.
L’arrivo in stazione Tiburtina, 5 ore e 17 minuti nel restiling della nuova stazione.



Questo libro appartiene al progetto dei "FotoViaggi nell'Italia in treno" col quale documento paesaggi, treni e stazioni. 
Territori e luoghi italiani, sconosciuti e spesso dimenticati.
Il racconto di un bel viaggio che, per buona parte si svolge in Abruzzo, ultimo avamposto del Regno delle due Sicilie, primo avamposto del sud Italia, e finisce nel Lazio; la particolarità del viaggio è che si svolge in treno, poco più di 5 ore da Teramo passando per Pescara fino a Roma, con vista su mare, montagne, vallate, campagne, pale eoliche, castelli, viadotti d’autostrada, borghi e grumi di case con un campanile.
Un racconto che si compone di 13 pagine di diario e 115 fotografie in bianco e nero, ordinate secondo la sequenza di ripresa.

Pubblicato: 15 agosto 2019
Pagine: 128
Rilegatura: Copertina morbida con rilegatura termica
Dimensioni: larghezza 21,59 cm x altezza 21,59 cm
Peso: 0,54 kg
Inchiostro Contenuto: Stampa in quadricromia
Lingua: Italiano
ISBN: 9780244810023


Prezzo: € 42.96 (IVA esclusa)
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