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Anche Gesù ha sofferto ed è morto da solo

A quanti quasi si "scandalizzano" ed "indignano" per la morte in solitudine di coloro che, colpiti da Coronavirus, vengono strappati agli affetti

Gesù è solo a soffrire la paura della morte nell’Orto del Getsemani

Dal Vangelo secondo Luca. 22, 39-46

Gesù se ne andò, come al solito, al monte degli Ulivi; anche i discepoli lo seguirono. Giunto sul luogo, disse loro: «Pregate, per non entrare in tentazione».
Poi si allontanò da loro quasi un tiro di sasso e, inginocchiatosi, pregava: «Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà». 
Gli apparve allora un angelo dal cielo a confortarlo. 
In preda all’angoscia, pregava più intensamente; e il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadevano a terra.
Poi, rialzatosi dalla preghiera, andò dai discepoli e li trovò che dormivano per la tristezza. 
E disse loro: «Perché dormite?
Alzatevi e pregate, per non entrare in tentazione».

Nel Cristo del Getsemani, in lotta con l’angoscia, ritroviamo noi stessi quando attraversiamo la notte del dolore lacerante, della solitudine degli amici, del silenzio di Dio. 
E' per questo che Gesù - come è stato detto - «sarà in agonia sino alla fine del mondo: non bisogna dormire fino a quel momento perché egli cerca compagnia e conforto», come ogni sofferente della terra.
In lui noi scopriamo anche il nostro volto, quando è rigato dalle lacrime ed è segnato dalla desolazione.


Gesù è solo nella sofferenza, mentre sale al Calvario carico della Croce, allontanato dai suoi cari, assistito da un Cireneo (un infermiere)

Gesù è disfatto, e senza forze e gli si comanda di portare la Croce sulle spalle: una pesante Croce. 
La Croce così pesante e gettata brutalmente sulle povere spalle, urta la corona di spine provocando uno spasimo da straziare l’anima; si conficca maggiormente nella povera testa di Gesù da mozzargli il fiato. 
Gesù abbraccia la Croce, barcolla sotto quel peso, vede appena con gli occhi velati di sangue e di lacrime; ha la testa vuota per il dolore e la debolezza. 
Avanza lentamente con molta difficoltà, solo tra urla e bestemmie, passando tra due ali di popolo muto, ma senza pietà, lontano dai suoi cari.
Cammina ma non regge più, non sa neppure dove si trova, ha la testa vuota e cade per terra.

«Allora costrinsero un tale che passava, un certo Simone di Cirene che veniva dalla campagna, padre di Alessandro e Rufo, a portare la croce.
Condussero dunque Gesù al luogo del Golgota, che significa luogo del cranio» (Mc 15, 21-22).



Gesù muore solo sulla Croce gridando tutto il suo senso di solitudine

Dal Vangelo secondo Matteo. 27, 45-50.54

Da mezzogiorno fino alle tre del pomeriggio si fece buio su tutta la terra. Verso le tre, Gesù gridò a gran voce: «Elì, Elì, lemà sabactàni?», che significa: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». 
Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: «Costui chiama Elia». 
E subito uno di loro corse a prendere una spugna e, imbevutala di aceto, la fissò su una canna e così gli dava da bere. 
Gli altri dicevano: «Lascia, vediamo se viene Elia a salvarlo!».
E Gesù, emesso un alto grido, spirò.

Gesù prega il Salmo 22, che comincia con le parole: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?».
Assume in sé l’intera umanità sofferente, il dramma dell’oscurità di Dio, e fa sì che Dio si manifesti proprio laddove sembra essere definitivamente sconfitto e assente. 
La Croce di Gesù è un avvenimento cosmico.
Il mondo si oscura, quando il Figlio di Dio subisce la morte. 
La terra trema. 
E presso la Croce ha inizio la Chiesa dei pagani. 
Il centurione romano riconosce, capisce che Gesù è il Figlio di Dio. 
Dalla Croce egli trionfa, sempre di nuovo.



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