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Viaggiatore solitario

Sarà perché sono nato in un mondo passato, nel quale meno era tutto, o forse, perché primogenito sono stato abituato ad una iniziale solitudine.
Forse le ore passate a giocare solo nel box, forse la timidezza che ha sviluppato in me la capacità di stare solo in un angolo, a guardare, pensare, sognare, filosofare, contemplare, elaborare.
Ho imparato a vivere molti interessi, ad essere autodidatta, ad essere felice come un monaco (uomo solo), un eremita, un asceta.
Ho vissuto incontri, vita di coppia e paternità: padre di 3 meravigliosi figli, di cui continuo ad essere padre a distanza, e nonno di 6 meravigliosi nipoti che frequento giornalmente, tutti attraverso telefono e mezzi digitali.
Forse per questo, ho imparato a decrescere felicemente, a diventare essenziale, moderato, parco, vivendo a misura d’uomo, di appartenente alla sfera naturale, vivendo ritirato da sempre, l’inverno mi chiudo in serra, prudente e attento, vado in letargo. 

Ho fatto del mio “difetto” la lentezza, la mia forza.
Ho scelto uno stile di vita semplice, semplicità volontaria, sobrio ed essenziale, vivendo in maniera ascetica, accontentandomi di poco, l'essenziale: niente sprechi, un'alimentazione frugale, consapevole e felice di esser vivo; adotto la dieta - dal greco δίαιτα, dìaita, «modo di vivere» -, stile di vita consapevole, etico-responsabile ed ecosostenibile, filosofo, creativo, ascetico, visionario, contemplativo, lento, calmo e paziente per nascita e per scelta; mi muovo al ritmo di Kalipè - va passo lento e corto - l'augurio tibetano lavoro con sguardo lento, viaggio in treno, e vivo praticando l'ozio meditativo e creativo e le pause estatiche estetiche. 

Hanno sempre tentato di colpevolizzarmi per la mia lentezza, in un mondo che ha fatto della velocità la sua bandiera e la sua condanna.
Io dichiaro con fierezza, sono lento e me ne vanto!
Lento come un vecchio treno, vado a piedi e ho visto aprirsi magicamente il mondo, perché vivendo lento, mi godo ogni pagina del libro della vita e non solo della copertina come fa chi corre. 
Bisogna essere lenti, amare le soste per guardare il cammino fatto, fermarsi, abbandonare il tempo scandito dal ticchettio dell’orologio, sento la stanchezza e ho conquistato la sensazione delle mie membra, amo l'anarchia dolce, inventando di momento in momento la strada, pronto, in ogni momento, a cambiar strada infilandomi in traverse inattese.
Bisogna imparare a star da sé ed aspettare in silenzio, ogni tanto essere felici di avere in tasca soltanto le mani. 
Pianifico la mia vita senza avere un piano; pregare, leggere, conoscere, meditare, ma senza un ordine preciso e prestabilito, senza obbligo, lasciando tempo al tempo, vita alla vita, accettando quest'ultima per quel che è, che offre, che propone.
La vita, la più bella avventura, il più bel viaggio di scoperta.
Vado e vivo con lentezza per guardare dove metto i miei passi, per incontrare le persone senza travolgerle, fermandomi ad ascoltare chi mi ferma.
Vado lento per vivere con entusiasmo, dando nome ad ogni gesto, ad ogni cosa, ad ogni luogo, agli alberi, agli angoli, ai pali della luce; per ascoltare gli altri che mi fanno scaturire pensieri che porto dentro lasciandoli affiorare a seconda della strada, bolle che salgono a galla e che quando son forti scoppiano e vanno a confondersi al cielo. 
Amo vivere suscitando pensieri involontari e non progettanti, non risultanti dallo scopo e dalla volontà, ma pensieri necessari, quelli che vengono su da soli, da un accordo tra mente e mondo, un pensiero laterale, che mi fa andare nella direzione opposta a quello corrente (notare la radice comune col correre) della massa.

Tutto fin qui detto, ha ispirato in me la scelta lavorativa di viaggiatore solitario, ieri itinerante coi piedi, oggi con uso di computer ed internet.
I benefici del viaggiatore solitario?
Mente più libera ed autostima.
Significa imparare che è insito nel vivere umano,il viaggiare in solitaria, perché, nonostante l’umanità circostante, ognuno di noi vive la propria avventura in solitaria, alla scoperta del proprio mondo interiore ed esterno.

Viaggiare da solo, è una mission ascetica, che permette di vivere appieno con i 5 sensi, di vedere ed ascoltare, osservare e contemplare.
Ma è anche scoprire e conoscere il mondo, che sia con lo zaino in spalla nei tanti “cammini” o che si scelga di farlo attraverso la lettura di libri, guardando la televisione, ascoltando la radio e usando il monitor del computer, entusiasti di conoscere, felici di raccontare e condividere ciò che si è scoperto. 
Affrontare una situazione simile restituisce un enorme beneficio, fisico e mentale.
Il primo e più immediato vantaggio è quello di un’impennata all’autostima, che cresce rapidamente con il passare delle ore e delle situazioni in solitaria. 
Mettersi quotidianamente alla prova di fronte alle varie scene che un’esperienza in solitaria ti propone, aumenta la capacità e la consapevolezza di gestire se stessi ed ha effetti positivi per il benessere psicofisico. 
Il viaggiatore solitario, ricarica le batterie e vive la quotidianità con la mente più libera. 
Esplorazione in solitaria luoghi e vita, porta a goderne maggiormente e a porre quelli del mondo e quelli dello spirito, sulla stessa lunghezza d’onda.

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