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Evoluzione della specie dall’Homo sapiens all’Homo digitabilis


Ricordate la teoria dell’evoluzione, l’evoluzionismo, elaborata da Darwin?

L’Evoluzione è adattamento e resilienza dei singoli individui e dei gruppi di simili, quindi delle società

L’Evoluzione di ogni specie passa attraverso crisi ambientali, climatiche e pandemiche

L’Evoluzione della specie umana, a quelle già elencate, aggiunge le crisi economiche e culturali

Resilienza: vince chi si adatta trasformando il proprio stile di vita

Selezione naturale: i virus pandemici, che lo si voglia o no, sfoltiscono le società dai soggetti deboli e malati; ma anche chi rifiuta e si oppone al cambiamento è destinato a soccombere come fu per i dinosauri ma anche per l’Homo habilis soppiantato dall’Homo Erectus.

Homo digitabilis: per cogliere e partecipare alla nuova Era, bisogna convincersi che gli strumenti digitali non sono altro da noi, ma un’estensione dei nostri sensi e del nostro cervello, delle nostre abilità, ma anche della nostra creatività e partecipazione, con tutto ciò che sappiamo e sappiamo fare.

La prima specie del genere Homo conosciuta è l'Homo habilis che viene ritenuto uomo per le abilità manuali: utilizzava infatti strumenti rudimentali per la caccia. 

Un salto evolutivo arriva con l’Homo erectus, così chiamato perché si ritiene sia stata la prima specie ad assumere la posizione eretta. 

Questa specie aveva una maggior capacità intellettiva, testimoniata dal maggior sviluppo della tecnologia.

Oggi, proprio la capacità intellettiva e lo sviluppo della tecnologia, danno vita all'Homo digitalis e ad una sintesi tra il sapiens e l’erectus: l’Homo digitabilis.

Gli umani hanno un cervello molto strutturato e sviluppato, molto grande in proporzione alle dimensioni dell'individuo (quoziente di encefalizzazione), con notevoli doti di neuroplasticità, capace di un pensiero sviluppato sotto forma di creatività, ragionamento astratto, linguaggio e introspezione.

Similmente alla maggior parte dei primati, l’Homo sapiens è un animale sociale, ma sa anche fare grandi cose in solitaria; dagli scambi sociali apprende, ma poi sa anche rielaborare attraverso la propria creatività.

È inoltre particolarmente abile nell'uso di sistemi di comunicazione per l'espressione, lo scambio di idee e l'organizzazione; crea complesse strutture sociali composte da gruppi in cooperazione e competizione, che variano dalle piccole famiglie e associazioni fino alle grandi unioni politiche, scientifiche, economiche. 

L'interazione sociale ha introdotto una larghissima varietà di tradizioni, rituali, regole comportamentali e morali, norme sociali e leggi che formano la base della società umana.

La specie umana manifesta il desiderio di capire e influenzare il mondo circostante, cercando di comprendere, spiegare e manipolare i fenomeni naturali attraverso la scienza, la filosofia, la mitologia e la religione. 

Questa curiosità naturale ha portato allo sviluppo di strumenti tecnologici e abilità avanzate; l’Homo sapiens è l'unica specie ancora vivente che comunica attraverso la scrittura simbolica, utilizza il fuoco, cuoce i propri cibi, si veste, ed usa numerose tecnologie.

Gli esseri umani possiedono anche un marcato apprezzamento per la bellezza e l'estetica che, combinato col desiderio di auto-espressione, ha condotto a creative innovazioni culturali quali le arti, comprensive di tutte le discipline musicali, figurative e letterarie.


La conoscenza è il migliore strumento per valutare e decidere

Importante essere informati e motivati

Conoscere per valutare e decidere


Il cambiamento antropologico avvenuto a partire dalla metà del 1900 con l’introduzione delle nuove tecnologie di comunicazione corrispose al passaggio dall’Homo sapiens all’Homo videns

Non si trattò di una trasformazione innocua, bensì di un modo radicalmente nuovo di intendere la conoscenza, il pensiero, le esperienze vissute, la politica e il patrimonio di risorse condivise. 

La prima responsabile di questa mutazione fu la televisione, seguita dal computer ed oggi, dall’uso planetario di smartphone e tablet. 

È l’Homo digitalis, infatti, ad imporsi nell’attuale fase di avanzamento della tecnica; ma ancor di più si impone l’Homo digitabilis che è in grado non solo di fruire dei mezzi ma anche di utilizzarli arricchendoli di contenuti, facendo sintesi tra le capacità geneticamente trasmesse di Homo erectus, sapiens e habilis.

A comprendere perfettamente l’uso esclusivo di una sola parte del nostro cervello con l’impiego della tecnologia fu il sociologo e filosofo Marshall McLuhan che, nel suo libro pubblicato postumo “Il villaggio globale”, scriveva:


«Nell’età elettronica è necessario l’uso di un modello di comunicazione dell’emisfero cerebrale destro per dimostrare il carattere simultaneo dell’informazione che procede alla velocità della luce»


L’utilizzo dell’emisfero destro a discapito del sinistro sfavorisce ogni approccio razionale con quanto ci circonda. 

È vero infatti che una cultura visiva, improntata sul guardare, è una cultura frammentata, così come frammentate sono le immagini che scorrono continuamente sotto ai nostri occhi: in tal modo nulla o quasi può sottrarsi alla dimenticanza.

La moderna struttura capitalistica esprime la volontà di custodire il sonno dei suoi sottoposti attraverso un’incessante visione di immagini. 

Ne consegue un mondo in cui “il vero è un momento del falso e il falso del vero”. 

È doveroso aggiungere che l’odierna struttura della società si regge sul disorientamento stagnante, in grado di rendere difficile ogni seria messa in gioco di modelli differenti da quello imperante. 

Per alcuni, questa macchina spettacolare è un male, ma il suo imporsi è oramai ritenuto così inevitabile da accoglierne il culto e le ritualità. 

E allora tutto assume il carattere dell’ineluttabilità e in pochi lamentano quanto accade, dal momento che le nostre coscienze sfuggono ad ogni forma di opposizione. 

Come scrive Noam Chomsky:


«il permanente ingozzamento di informazioni da parte dei media satura i cervelli che non riescono più a discernere, a pensare con la loro testa»


Qui interviene l'insegnamento all’uso dell’emisfero sinistro, perché non si atrofizzi; la creatività e la capacità di esprimersi con le immagini, con la fotografia che insegna la capacità di esprimere il proprio pensiero: 

come diceva il grande fotografo Henri Cartier Bresson


«È così difficile guardare. 

Abbiamo l’abitudine di pensare, riflettere sempre, più o meno bene; ma non si insegna alla gente a vedere»

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