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Usi e piaceri del turismo. Percorsi semiotici

Prima industria a livello mondiale, il turismo è fenomeno storico, antropologico, comunicativo complesso e in costante evoluzione, pratica sociale che si insinua in maniera sempre più pervasiva nelle pieghe del nostro vivere e non esente da ricadute politiche. 

I contributi del volume esplorano alcune direzioni etnosemiotiche di ricerca in relazione all'euforia programmata dell'esperienza turistica. 

Tra le diverse riflessioni trovano spazio la tendenza dominante del cosiddetto turismo esperienziale, che valorizza fortemente la dimensione sensibile dell'esperienza, oltreché esplorazioni semiotiche di territori e immaginari geografici a partire dalla testualità scritta o visiva prodotta dal discorso turistico.


Quelli che seguono sono alcuni passi dell'intervista pubblicata sul sito letture.org, alla professoressa Isabella Pezzini e al dottor Luigi Virgolin, curatori del libro «Usi e piaceri del turismo. Percorsi semiotici» edito dalla casa editrice Aracne.


La semiotica (dal termine greco σημεῖον semeion, che significa "segno") è la disciplina che studia i segni e il modo in cui questi abbiano un senso (significazione).


Il turismo in quanto oggetto di studi è un campo estremamente vasto; un primo ambito di riflessione riguarda senz’altro lo statuto della soggettività in regime turistico, per cui la domanda di fondo è: cosa succede al soggetto in viaggio, quali trasformazioni modificano il suo apparato percettivo e il suo sistema di valori? 

È il caso ad esempio dell’esperienza della vertigine del turista oppure della particolare predisposizione alla deviazione e ai piaceri del cammino.

Un aspetto di sicuro interesse è il cosiddetto turismo esperienziale, l’ultima frontiera dell’industria turistica che valorizza sopra ogni cosa la dimensione sensibile dell’esperienza. 

A fronte di una vita quotidiana spesso rappresentata in termini di anestesia del vissuto, il mercato del turismo al contrario si preoccupa di offrire un pieno ed appagante dispiegamento sensoriale. 

Un tema poi particolarmente congeniale all’epistemologia semiotica è quello dell’autenticità cui tende la comunicazione turistica

Già gli studi fondatori della semiotica del turismo hanno messo in luce come la presunta autenticità turistica si risolva in una strategia di mosse simboliche ed effetti di senso, e che l’attrattività di un sito turistico sia soprattutto il risultato di una costruzione dell’esperienza turistica, frutto di scelte storicamente e culturalmente determinate. 

Ciò significa, per le esplorazioni semiotiche di territori e di immaginari geografici della contemporaneità, rintracciare nella testualità scritta e visiva, le strategie discorsive che rendono quei territori quello che sono.

Infine, osservare un monumento in situazione, ossia tenere conto della reale esperienza di visita con tutto ciò che essa comporta, ad esempio in termini di aspettative disattese e difficoltà nella gestione dello spazio, può aiutare a riconoscere i punti di forza e le zone di fragilità del sito, ed immaginare delle forme di riposizionamento tra il progetto e i suoi usi.


Quale evoluzione ha subito il fenomeno turistico nella nostra società?

La nostra è l’età in cui il tempo libero a disposizione è superiore al tempo lavorativo. 

Non solo: il costante abbattimento dei costi di viaggio e il moltiplicarsi dell’offerta di strutture ricettive alternative agli alberghi, hanno contribuito a far crescere in maniera esponenziale l’accessibilità ad ogni angolo del pianeta, al punto tale che qualsivoglia località sia pressoché a portata di mano. 

In un quadro del genere ad essere pertinente è la distinzione tra meta turistica vs luogo turistico, cioè il frutto di una motivazione e di un desiderio personali da una parte e la semplice possibilità di raggiungere una destinazione.

In altri termini, a fare la differenza e caricarsi di senso è il valore emozionale ed esperienziale associato al viaggio, ormai a portata di tutti.


Quali forme assume il turismo contemporaneo?

Se volessimo tracciare una tendenza dominante nel panorama contemporaneo dovremmo probabilmente concentrarci sul turismo esperienziale, che presuppone da parte del soggetto un investimento di tipo identitario e che sollecita in lui un apparato sensoriale estremamente ricco e articolato.


In che modo l’immaginario turistico si salda a luoghi e territori?

Partiamo dal presupposto che il discorso turistico giochi un ruolo di primo piano nei processi di costruzione, rielaborazione e stabilizzazione dell’identità culturale

La comunicazione del turismo cioè non si limita a rappresentare le proprietà di un sito turistico ma contribuisce in maniera decisiva a selezionare ed organizzare quelle proprietà. 

L’immaginario turistico si proietta e prende forma nella dimensione testuale, che è da intendersi meglio come intertestualità perché un testo, poniamo una guida turistica, non opera mai da solo ma dialoga con le brochure, i video promozionali, i blog di viaggio cioè con le numerose espressioni prodotte dall’istanza turistica, ma anche con altre tipologie discorsive dalla spiccata circolazione di massa, pensiamo al cinema, alle arti, ai media in generale.

Nello specifico, la comunicazione del turismo trova la sua efficacia e il suo linguaggio preminente soprattutto sul piano visivo, per la sua capacità di suggerire con apparente immediatezza l’immagine iconica di una città, un tipo umano o addirittura un’intera cultura.


Nel libro vengono anche analizzate la pratica del souvenir o delle fotografie delle vacanze: quali ritualità accompagnano l’esperienza turistica?

Se un tempo, peraltro non molto lontano, era la fotografia tradizionale il supporto atto a ricordare il viaggio o catturare una visione estetica, oggi la pratica più diffusa nell’esperienza turistica è probabilmente il selfie, che converte gli spazi visitati in un luogo strategico di enunciazione della persona. Il monumento immortalato nello scatto fa posto al primo e primissimo piano di sé, diventa una superficie di iscrizione sulla quale il soggetto imprime la propria soggettività, un testo su cui iscrivere la presenza irrefutabile del “qui e ora”. 

Il viaggio poi, trova una seconda vita sui social network, un po’ come accadeva nel rito della proiezione delle diapositive agli amici al ritorno, con la differenza però che ora la circolazione dell’esperienza online avviene spesso in tempo reale rispetto all’offline e si rivolge potenzialmente a tutta la mediasfera. 

In fondo, condividiamo foto di città e monumenti altrui per parlare un po’ di noi.

(clicca qui per leggere l'intera intervista su letture.org)


Autori:

Isabella Pezzini è ordinaria di Filosofia e teoria dei linguaggi alla Sapienza Università di Roma, Dipartimento CORIS, dove insegna Semiotica ed è responsabile scientifica dell’unità di ricerca Studi urbani, creatività, media.

Luigi Virgolin è dottorando in Comunicazione, Ricerca sociale, Marketing alla Sapienza Università di Roma. 


Editore: Aracne

Collana: Riflessi

A cura di: I. Pezzini, L. Virgolin

Data di Pubblicazione: maggio 2020

Pagine: 284

Prezzo: € 19

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