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La fotografia metafisica, contemplativa e onirica di Mimmo Jodice in una mostra antologica al palazzo delle Esposizioni di Roma
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Una mostra antologica che commuove e lascia attoniti per la bellezza delle immagini e per il percorso artistico, professionale ed espressivo di un maestro tanto grande quanto umile e modesto. e forse per questo grande.
Il Palazzo delle Esposizioni dedica un’importante mostra antologica a Mimmo Jodice, curata da Ida Gianelli e Daniela Lancioni, per celebrare i cinquanta anni di attività del celebre fotografo italiano nato a Napoli settantacinque anni fa; uno dei più importanti fotografi contemporanei in occasione dei suoi cinquanta anni di attività.
Nato a Napoli nel 1934, negli anni sessanta Mimmo Jodice è stato tra i maggiori interpreti dell’avanguardia e del dibattito culturale che ha sancito la definitiva affermazione della fotografia. La sua attitudine nomade lo ha portato a sperimentare tecniche diverse, a trasfigurare luoghi familiari e a viaggiare attraverso paesaggi sconosciuti, sempre alla ricerca di una bellezza non garantita dalla registrazione di dati oggettivi, ma svelata dal fotografo attraverso la propria capacità di coglierla.
La mostra presenta circa 180 fotografie in bianco e nero, realizzate tra il 1964 e il 2009. Il percorso è scandito da otto capitoli, ciascuno dei quali corrisponde a un differente tema approfondito da Mimmo Jodice in periodi diversi.
Si inizia con le immagini risalenti agli anni sessanta raccolte sotto il titolo Ricerche e Sperimentazioni. Esemplari unici, nei quali l’autore, sperimentando diverse possibilità linguistiche della fotografia, ne esalta il potenziale espressivo.
Nella successiva sezione intitolata Sociali, espressione del suo impegno civile, sono esposte immagini esemplari, quasi simboliche, dei diversi aspetti antropologici del Meridione, tra cui quelle scattate durante l’epidemia del colera a Napoli.
Nelle Vedute di Napoli, realizzate a partire dalla fine degli anni settanta, sparisce la figura umana e il lavoro di Jodice assume un segno più radicale: alcuni particolari noti, quasi banali, perfino oleografici, del paesaggio napoletano, sono tradotti in modo spiazzante, con immagini che assumono l’efficacia di icone e che la critica identifica come “metafisiche”. In queste fotografie, come in quelle raccolte sotto il titolo di Rivisitazioni, Jodice non racconta più la scena reale, ma la utilizza per un lavoro di autoanalisi, svelando il dato surreale della vita di tutti i giorni.
La mostra prosegue con una selezione tratta dal ciclo Mediterraneo avviato a partire dal 1986. Sono, forse, le immagini più note dell’autore, nelle quali compaiono frammenti o particolari di antiche vestigia – sculture, architetture, mosaici o affreschi, fotografati, tra gli altri luoghi, a Pompei, Ercolano, Petra, Efeso – che il fotografo esalta con il suo sguardo capace di rivelarne la presenza magica e vitale.
La successiva tappa della mostra è rappresentata da una selezione di fotografie tratte dal ciclo intitolato Eden: alimenti, manichini, utensili, oggetti apparentemente familiari e innocui, come li definisce l’autore, che si trasformano in una materia viva ed estraniante, dotata di forte aggressività.
Un’ampia sezione è dedicata alle fotografie che hanno per protagonista il Mare, realizzate a partire dagli anni novanta. Spiagge, isole, scogli, immagini distillate da ogni presenza urbanistica o umana, intese dall’artista come paesaggi interiori, tentativi di conferire al mondo una dimensione atemporale.
La rassegna termina con le immagini raccolte nella sezione intitolata Natura nelle quali è la vegetazione, coltivata o selvaggia, a essere osservata con occhio estraniante e visionario.
La mostra è accompagna da un volume a cura di Ida Gianelli pubblicato da Federico Motta Editore, che, oltre a presentare tutte le opere esposte, contiene una cronologia esaustiva con i più importanti testi scritti sull’artista nei suoi cinquanta anni di attività, e ampi apparati bio-bibliografici.
Il Palazzo delle Esposizioni contemporaneamente alla mostra di Mimmo Jodice ospita l’esposizione dedicata a Giorgio de Chirico e una grande installazione di Giulio Paolini, con il fine di porre in risalto la sottile affinità che lega questi protagonisti dell’arte accomunati da uno sguardo metafisico. La mostra di Jodice, inoltre, si inserisce nel quadro delle iniziative mirate a testimoniare le più alte espressioni della fotografia, contribuendo ad approfondire il linguaggio artistico tra i più diffusi nella modernità.
Sono esposte circa 180 immagini raccolte nei seguenti cicli:
- Sperimentazioni (1964–1978)
- Figure del sociale (1969–1977)
- Riconsiderazioni (1978–2003)
- Mediterraneo (1986–1995)
- Eden (1994–1997)
- Mare (1998–2002)
- Figure del sociale (1969–1977)
- Riconsiderazioni (1978–2003)
- Mediterraneo (1986–1995)
- Eden (1994–1997)
- Mare (1998–2002)
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