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Si può essere atei e profondamente religiosi. Si può essere agitati da un genuino bisogno di rapporto con la trascendenza senza che questo implichi la fede in un Dio, o in principi impersonali come accade nei culti orientali.
E la città è il luogo ideale per esercitare e approfondire questa religiosità civile e inquieta, senza dio, mossa dal dubbio, e dal bisogno: il bisogno umanissimo di trovare un senso profondo e tutto mondano alla vita individuale e collettiva.
La novità rispetto ai libri dedicati alla spiritualità laica usciti negli ultimi anni è che questo libro al contempo supera (e in parte polemizza) con quelli, riconoscendo il carattere specificatamente religioso del modo in cui molti atei affrontano i problemi profondi del senso dell’esistenza e dell’universo.
Un modo cioè che non riguarda solo la razionalità, ma riguarda bisogni arcaici e ineliminabili della nostra vita psichica, in grado di fornire significato (un significato ateo) all’esistenza."Chiunque si senta attratto dal mistero di esistere possiede una sua religiosità. L’ascetismo metropolitano è, per credenti e increduli, una filosofia di vita, una vocazione esistenziale. È l’etica civile di chi, vagabondando tra le folle, non si rassegni alla disumanizzazione urbana e si ostini, qui e non altrove, a cercare la propria solitaria dimensione spirituale."
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