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Dobbiamo batterci per una maggiore qualità della vita


A seguito della crisi economica del mondo occidentale capitalistico, bisogna battersi per una maggiore qualità della vita, lavorare per vivere e non vivere per lavorare. Quindi maggiore attenzione all'individuo, alla persona, da parte del datore di lavoro, sia sul posto di lavoro, sia nel lasciare i giusti tempi per vivere. La corsa al profitto, l'ansia di prestazione, come sempre e ancora una volta, si sono dimostrate cattive consigliere e ci hanno portato verso un'autodistruzione, ad un'involuzione e non al benessere, nè individuale nè collettivo.
Basta con le contrapposizioni sterili, con le parole inutili, rimbocchiamoci le maniche e mettiamoci a lavorare. 
Riconosciamo gli errori e ripartiamo da dove abbiamo sbagliato.
Dobbiamo avere il coraggio di riconoscere le qualità che ci differenziano al nostro interno (identità territoriali) e verso il resto del mondo (piccolo è bello e vincente).
Proponiamo ai nostri giovani un'Italia possibile, motivandoli alla riscoperta e al recupero delle capacità peculiarità e unicità che ci appartengono come singoli, popolo e nazione.

Grazie al progresso tecnologico, possiamo superare gli ormai stantii pregiudizi nei confronti del povero contadino, pastore, pescatore, artigiano, artista.
Lasciamo il percorso scolastico a chi di scuola vuole vivere e agli altri il lavoro manuale e creativo. Riconoscendo e rispettando in ognuno la sua unicità e irripetibilità. 
A tutti offriamo la cultura con la C maiuscola, quella cultura che va oltre la scuola, che è offerta dalle arti e dagli artisti di ogni ordine e grado.
Lavoriamo perché la cultura entri a far parte del sistema del welfare, perché solo l'educazione alla bellezza ci fa uomini e ci salva dall'inciviltà, dal pregiudizio, dall'avidità prepotente. 
Solo offrendo a ognuno ciò che ognuno vuole essere e fare, potremo costruire una società vera di persone soddisfatte e appassionate, pronte a lavorare per il bene di tutti.

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