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Pertanto.
la parola d’ordine, deve essere decrescita, ma nel significato che le
dà il progresso spirituale e culturale; sottolineando con forza la
necessità di abbandonare l’obiettivo della crescita illimitata, la
ricerca del profitto da un lato e la schiavitù degli individui al
consumo acritico e bulimico, con conseguenze disastrose per
l’ambiente, per la persona, per l’umanità.
Consumiamo
troppo, mangiamo troppo, buttiamo e sprechiamo troppo. Soprattutto
viviamo nella convinzione che sia possibile una crescita infinita,
affollando pochi luoghi, le grandi metropoli, che diventano asfittici
e aridi, inadeguati a offrire a tutti una vita a misura d'uomo.
Cominciamo ad utilizzare lo sviluppo tecnologico per razionalizzare e
ottimizzare la vita, migliorando l'uso dei territori e delle risorse.
La
saggezza della lumaca
Gandhi
diceva che se si vuole contribuire al benessere del mondo bisogna
iniziare dalla propria casa e ancora Siate
voi il cambiamento che volete vedere nel mondo.
Ma
come molti dicono, la crescita, da quando il mondo è mondo, è una
cosa buona, sta nella natura delle cose; ma si tratta ancora una
volta della crescita economica alla quale, aggiungeremo che non è
mai stato disgiunto dallo sviluppo. Per chiarirci, oggi la società è
malata perché è resa schizzofrenica dalla separazione tra essere e
avere, tra economia e cultura condivisione idee creatività.
è
interessante notare che la smania di crescere economicamente, di
produrre e consumare per migliorare il benessere, ha al contrario,
non ha risolto la povertà e anzi ha prodotto una società povera di
umanità e di morale, problemi di salute fisica e mentale. Se la
crescita producesse automaticamente benessere, dopo decine di anni
di questo sistema legato al PIL (Prodotto Interno Lordo), dovremmo
vivere in un vero paradiso, e invece viviamo in un inferno. E allora
forse, e senza forse, converrà riportare
al centro l’uomo, l’individuo, per superare l’ossessione
dell’incremento del PIL, privilegiando, invece, la qualità della
vita per una Felicità Interna Lorda, il FIL (Gross National
Happiness – GNH) basata sui valori etici e spirituali.
Serge
Latouche - teorico della decrescita - propone la saggezza della
lumaca: “la lumaca costruisce la delicata architettura del suo
guscio aggiungendo una dopo l’altra delle spire sempre più larghe,
poi smette bruscamente e comincia a creare delle circonvoluzioni
stavolta decrescenti. Una sola spira più larga darebbe al guscio una
dimensione sedici volte più grande”. La lumaca, evidentemente
dimostrando maggiore saggezza degli uomini, “capisce” che quella
eccessiva grandezza peggiorerebbe la qualità della sua esistenza e
allora abbandona la ragione geometrica in favore di una progressione
aritmetica.
Decrescita,
una rivoluzione
Oggi
più che mai, la crescita sacrifica lo sviluppo delle popolazioni e
il loro benessere concreto e locale, sull’altare del ‘benavere’
astratto, de territorializzato. Una crescita che uccide e non tiene
conto delle Identità territoriali, locali, in grado di confrontarsi
e competere con la globalizzazione.
Il
nuovo paradigma dovrebbe e può guidare scelte concrete
ecosostenibili della politica. Oggi la crescita come sviluppo è un
affare redditizio solo a patto di coinvolgere la natura e tutte le
generazioni, una rinnovata attenzione alla salute dei consumatori,
alle condizioni di lavoro e, soprattutto, alla considerazione delle
eccellenze dei paesi del sud, non visti come parassiti del nord ma
come portatori di un senso della vita attento ai valori. Ripensamento
delle scelte sbagliate e riposizionamento dei paesi in base alle
proprie caratteristiche, diminuire lo strapotere dell'industria per
rivalutare l'agricoltura e il lavoro artigiano più umani per tempi
di lavoro e soddisfazione individuale.
La
via per questa rivoluzione, può trovare un utile piano progettuale
attuabile attraverso un circolo
virtuoso, teorizzato
da Latouche, basato
su otto “R”:
Rivalutare
I
valori borghesi del secolo scorso un poco alla volta si sono
prosciugati, lasciando soltanto dei gusci vuoti: megalomania
individualistica, rifiuto della morale, egoismo. La società della
decrescita dovrà poggiare su un sistema rovesciato di valori. “Amore
della verità, senso della giustizia, responsabilità, rispetto della
democrazia, elogio della differenza, dovere di solidarietà, uso
dell’intelligenza”.
Riconcettualizzare
Diventa
necessario ripensare alcuni concetti fondamentali come quelli di
ricchezza e povertà, “ma anche il binomio infernale, fondatore
dell’immaginario economico, rarità/abbondanza”.
Ristrutturare
“Ristrutturare
significa adeguare l’apparato produttivo e i rapporti sociali al
cambiamento dei valori”. Per fare un esempio si potrebbero
riconvertire le fabbriche automobilistiche in fabbriche di macchinari
per il recupero di energia attraverso la congenerazione.
Rilocalizzare
Quello
della località è uno dei concetti cardine di tutto il paradigma
della decrescita e anche uno dei più anti moderni. “Se le idee
devono ignorare le frontiere, al contrario i movimenti di merci e di
capitali devono essere limitati all’indispensabile”. La cultura,
la politica e il senso della vita devono ritrovare un “ancoraggio
territoriale”
Ridurre
Ridurre
significa innanzitutto ridurre gli sprechi, in modo da gravare di
meno sulla nostra povera biosfera. È inaccettabile che oggi i paesi
ricchi producano 4 miliardi di tonnellate di rifiuti l’anno. Altre
cose da ridurre urgentemente sono gli orari di lavoro, per restituire
il tempo a tutto quello che rende la vita degna di essere vissuto e
il turismo di massa, con le sue gravose conseguenze, come
l’inquinamento e la distruzione delle destinazioni che subiscono
questo turismo.
Riutilizzare/riciclare
Forse
la più scontata delle “R”, è un concetto ormai dato per
acquisito, allora come mai le amministrazioni e la politica non lo
hanno ancora trasformato in un cardine del nostro sistema produttivo?
bulimia
capitalismo
decrescita
Felicità Interna Lorda
FIL
Gandhi
GNH
Gross National Happiness
lumaca
PIL
Prodotto Interno Lordo
profitto
Serge Latouche
spirito
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