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Riformiamo Stato e Politica ripartendo dai Comuni

Lasciamo per un attimo da parte economia, spread, consumi in calo, PIL, declino economico e culturale, recessione, occupazione e disoccupazione, esodati, delocalizzazioni, deindustrializzazione, decrescita felice o obbligata, elezioni amministrative, ballottaggi, astensionismo crescente, allontanamento dei cittadini dalla politica, disaffezione e antipolitica, necessità di ripresa e di ricrescita, fine della prima e naufragio della seconda Repubblica, fine delle ideologie causata dalla dittatura del capitalismo e del consumismo, impazzimento dell'economia, austerità, povertà crescente.
Cerchiamo il lato positivo della caduta delle ideologie e della fiducia nel sistema dei partiti nazionali. Troppe interferenze hanno bloccato la crescita del senso di popolo degli italiani; secoli di storia li han tenuti in uno stato di sudditanza: invasori, imperatori e principi, prima, re Borboni e Sabaudi, poteri temporali ecclesiastici, poi.
Dopo l'Unità d'Italia, elite borghesi e patrizie prima, organizzazioni partitiche supportate da ideologie e finanze imprenditoriali, equilibri e blocchi internazionali, poi, hanno defraudato il popolo della possibilità di sentirsi cittadini. La democrazia fin qui a libertà limitata dalla rappresentatività, ha tenuto il popolo in uno stato infantile, poi le vicissitudini politiche degli ultimi vent'anni ed economiche recenti, lo stanno facendo rapidamente crescere passando da uno stato adolescenziale ad uno stato adulto; un percorso che, grazie anche alle crescenti sofferenze individuali e sociali, ci sta portando al rifiuto dei partiti dittatori per una democrazia dinamica e partecipativa
Una rivoluzione saggia, non priva di qualche isolata violenza, che sta portando ad un reale radicamento della Res Pubblica (cosa pubblica) al territorio.
Quindi bisognerà ripensare all'identità italiana che ha un'unicità europea e mondiale, da nord a sud: gli 8.101 Comuni che da Abano Terme (PD - Veneto) fino a Zungri (VV - Calabria), rappresentano preziosi presidi territoriali.

Dobbiamo riappropriarci e tornare ad utilizzare quei presidi che dialogavano e sinergicamente lavoravano per la crescita dell'economia e dei territori, che abbiamo inventato e rendendoci precursori di buon governo: Comuni e Banche.
Con la rinascita delle città nell'XI secolo e la ripresa delle attività artigianali, i nuovi ceti urbani si riunirono per liberarsi dai vincoli feudali e dall'autorità imperiale, creando una nuova realtà politica, il Comune.
Il Comune nacque quindi con l'intento di esprimere la lotta per l'emancipazione dalla soggezione feudale, che dà luogo a una profonda trasformazione sociale, caratterizzata dal rifiorire delle attività commerciali e l'emergere della borghesia.

Gigantismo, globalizzazione, fusioni, aggregazioni, che ci hanno fatto seguire acriticamente, hanno mostrato i propri limiti e non si addicono alla nostra identità.
Dobbiamo ripensare il sistema paese e smetterla di credere che tagliando si risparmi, bensì riallocando, razionalizzando, ottimizzando, coordinando, pianificando.
La crescita virtuosa politica, sociale, economica, deve basarsi sul recupero, responsabilizzazione e messa in rete di tutti i Comuni, perché piccolo è bello e può essere buono; sul superamento e abbandono di una politica affidata a partiti nazionali. Bisogna  scendere al concreto e al pratico; i Comuni sono comunità di cittadini, e come tali, scelgono i propri amministratori che conoscono, di cui si fidano e dei quali possono controllare l'operato. Quindi fiducia o sfiducia si basa sull'operatività (e le elezioni dei sindaci lo dimostrano). Se a questo aggiungiamo la richiesta di rendere pubblici i bilanci di tutte le amministrazioni, preventivi e consuntivi, i cittadini finora trattati da sudditi finalmente acquisiranno diritto di cittadinanza e saranno ulteriormente motivati a fornire i soldi necessari al sostegno dei servizi.
Con questa rivoluzione, ogni Comune e i suoi amministratori, saranno spinti e obbligati a fare i conti con i propri soldi e ad inventare tutti i modi possibili per attirare cittadini per aumentare il peso specifico e i contribuenti; attirando giovani e giovani coppie, facendo reimmigrare anche gli emigrati; inventando, offrendo e gestendo lavoro, imprese, trasporti pubblici, servizi sociali, scuole, servizi sanitari, energie rinnovabili, gestione raccolta e riciclaggio dei rifiuti, in base alle reali disponibilità e necessità del proprio territorio. Sarà possibile abbattere la disoccupazione offrendo a tutti un lavoro e obbligando tutti a lavorare per migliorare il Comune e il suo territorio, l'ambiente architettonico e naturale, promuovendo, sostenendo e valorizzando le tipicità. Sarebbe un modo per mettere in concorrenza virtuosa e costruttiva i Comuni che dovranno anche unire le forze ogniqualvolta necessiti.
Insomma, come accade per i figli che per crescere, devono essere messi in grado di essere autonomi con le proprie forze, superando l'adolescenza e la dipendenza dalla famiglia, anche i Comuni devono crescere, diventando autonomi (non per niente si chiamano da alcuni anni autonomie locali), smettendo di fare i figli di famiglia.
Quindi le comunità locali, fatti salvi i numeri relativi ai cittadini che potrebbero obbligare accorpamenti tra i più piccoli, dovranno avere il proprio Giudice di Pace, Tribunale, Banca locale, struttura sanitaria di primo soccorso, tesoreria per la raccolta delle tasse.
Decentrare per risparmiare e rendere più funzionale il servizio al cittadino, per facilitare il contatto e il dialogo cittadino istituzioni, e il controllo da parte dei cittadini sulle istituzioni ed amministrazioni, il loro operato e sulla spesa pubblica. In questo modo ogni ufficio sarà costituito da cittadini appartenenti al territorio che conosceranno i propri clienti concittadini anche fuori dell'ufficio.
Così, come in passato, le Banche di Credito Cooperativo, costituite e finanziate per volontà degli imprenditori locali, raccogliendo gli utili degli stessi, vivendo le dinamiche del proprio territorio e dei propri concittadini, alla richiesta di mutui e prestiti per imprendere, lo faranno volentieri e a ragion veduta.
Le esattorie comunali torneranno ad essere un servizio e non una rapina; al pari di un amministratore di condominio, avranno un rapporto diretto di dialogo, saranno in grado di giudicare l'effettivo stato economico dei propri cittadini, sapranno immediatamente chi non partecipa all'economia di comunità (aiutando a risolvere l'evasione fiscale), e metteranno a disposizione delle autonomie locali le finanze raccolte, che a loro volta li trasformeranno in servizi immediatamente percepibili dai cittadini; così i cittadini contribuenti saranno più motivati a pagare la propria parte.
Quindi invertiamo l'ordine dei fattori: non più pagamento delle tasse allo Stato centrale che la ridistribuisce (o non) ai Comuni, ma esattamente il contrario.
Tribunali e la sanità decentrati, oltre ad avvicinare i servizi a tutti i cittadini, coprendo l'intero territorio italiano, permetterebbero di alleggerire il carico delle strutture accentrate nelle grandi città e di conseguenza il traffico, spingendo le persone a defluire dagli asfittici centri urbanizzati ormai al collasso: cementificazione selvaggia, inquinamento da traffico, ansie e nevrosi in chi lavora, depressioni e frustrazioni nella crescente schiera di disoccupati.
Tornando alla politica, le ultime elezioni hanno dimostrato, che i cittadini italiani non fidandosi più del potere costituito, preferiscono affidarsi a uomini svincolati dai partiti. Per tale ragione e per creare una classe politica radicata al territorio, l'idea per una rivoluzionaria riforma elettorale potrebbe essere la seguente: tra gli eletti alle elezioni comunali, verranno scelti i candidati per le elezioni provinciali, e così pure, i candidati alle regionali, dovranno essere scelti tra gli eletti provinciali. Allo stesso modo, i candidati al Parlamento, saranno scelti tra gli amministratori comunali, provinciali e regionali.
In questo modo, oltre ad assicurare la continuità con il territorio e la conoscenza delle sue necessità, si creerà una sorta di vivaio e palestra, e si scremeranno i migliori amministratori, coloro i quali avranno dimostrato di saper lavorare meglio e responsabilizzati.

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