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Lontani dagli aerei e più felici, quando il viaggio è meglio "lento"


In un libro pubblicato da Einaudi "Senza volo", sottotitolo "Storie e luoghi per viaggiare con lentezza" (€ 13,50), Federico Pace racconta le storie e i luoghi per chi non vuole più avere a che fare con gli aerei. Per paura o per motivi ecologici. A bordo di un autobus, di una nave, di un treno. Sulla bici o a piedi. Sulle tracce di reporter, scrittori, antropologi, cineasti, fotografi e persone comuni che hanno attraversato il mondo senza mettere piede su di un velivolo. Dai viaggi in battello sul Danubio ai giri in bici in Olanda tra i tulipani. Dalla Transiberiana ai bus sulla Carretera Panamericana. Le distanze, i tempi e le informazioni utili. Un libro dove la rinuncia all'aereo non è più un modo per abdicare a qualcosa, ma una via per riscoprire una nuova e maggiore forza.


In "Senza volo" si battono strade diverse. Si seguono i percorsi e si affrontano i modi di viaggiare per chi ha paura di volare. E per chi vuole smettere di inquinare. Senza usare mai alcun velivolo si recupera, lontani dalla precarietà del ciclo, il viaggio di terra e di mare. Ci si libera per sempre dalla noia e dall'alienazione del volo. Per chi è stanco dei viaggi mordi e fuggi. Per chi vuole vedere i paesaggi, le città e i paesi. Per chi vuole ascoltare la natura, scoprire i fiumi, i monti perduti e quei territori di mezzo a cui non si presta alcuna attenzione. Quello che c'è in serbo fuori dalle rotte delle linee low-cost. I luoghi dove si pensava di non potere mai arrivare. I modi per muoversi da un luogo all'altro impiegando il tempo necessario per osservare, conoscere e vivere. Ogni singolo capitolo del libro svela i segreti di un mezzo di trasporto e le tante specie in cui si diversifica. I pregi e gli inevitabili difetti. I viaggi possibili e quelli impossibili. Tra riferimenti cinematografici, rimandi letterari e testimonianze, i percorsi storici e le nuove vie. 

Di seguito un capitolo di Senza volo di Federico Pace.

"....Pare di tornare bambini quando di notte in treno si è in compagnia di persone care. Si rimane tutto il tempo a parlare. Così come si faceva, tra fratelli e sorelle, quando si rimaneva al buio nella stanza, liberi dallo sguardo protettivo dei genitori, a confessarsi ogni cosa. Le piccole malefatte compiute di giorno, i timori e i sogni per il futuro. Andare da Parigi a Praga è come compiere una specie di viaggio nella memoria di un continente che è stato a lungo separato da un cortina di ferro. Si parte dalla Gare de l'Est. La stazione è un monumento disegnato, alla metà dell'800, dall'architetto François Duquesney. E' l'idea di stazione che prende forma. Un edificio-monumento alla testa dei binari. Un modello che poi replicarono quasi tutte le grandi città del mondo. Un grande edificio-atrio che accoglie chi parte con un colonnato, quattro padiglioni rinascimentali e l'orologio sulla facciata con le due statue sdraiate. Sono la Senna e il Reno. I fiumi e il tempo. Una volta dentro si intravedono i tanti binari che come code lunghissime fuggono verso l'orizzonte. La luce, nel grande atrio, filtra e cade dalla volta in vetri come una cascata luminosa...."

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