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I
primi finanziamenti comunitari alla cultura
Le
politiche comunitarie di finanziamento alle attività culturali si
caratterizzano principalmente per la recente attivazione e la
settorialità più o meno ampia degli interventi. In
particolare gli interventi dell’Unione in materia di cultura
possono essere divisi in tre differenti periodi:
- uno anteriore all’anno 2000 con i programmi Kaleidoscope (1996-1999), Ariane (1997-1999) e Raphaël (1997-2000);
- l’altro successivo all’anno 2000, con la nascita di Cultura 2000, che ha raggruppato in un unico strumento di programmazione e finanziamento i precedenti tre programmi;
- l’ultimo successivo all’anno 2007, da quando, con l’avvio del programma Cultura 2007, è venuta meno la settorialità degli interventi.
Il
loro start
up
risale agli anni ‘90 del secolo scorso, con l’avvio di programmi
specifici e mirati, quali Kaleidoscope,
Ariane
e
Raphaël.
L’attuale
quadro giuridico di tali politiche costruito sulla scorta dei
programmi pregressi, i principi di riferimento e taluni ambiti di
operatività comuni rendono necessario commentare brevemente ciascuno
di questi programmi.
Il
programma Kaleidoscope,
istituito (con decisione n. 719/96/CE) a seguito dei favorevoli
risultati di un progetto pilota varato alcuni anni addietro, era
riferito alla creazione artistica contemporanea e alla diffusione
delle culture europee, mediante il sostegno alle iniziative di
rilevante dimensione realizzate da almeno 3 partner nazionali.
L’ampio raggio d’azione ha permesso a Kaleidoscope di aiutare le
arti dello spettacolo (danza, musica, teatro, opera...), le arti
plastiche e visive (pittura, scultura, architettura, fotografia,
design...) e la multimedialità quale mezzo di espressione artistica
e di applicazione delle altre discipline. Kaleidoscope finanziava due
tipi di attività:
- gli avvenimenti e i progetti culturali realizzati in partenariato o in rete,
- la cooperazione europea di ampio respiro.
Nel
primo ambito rientravano i progetti culturali e artistici proposti,
come detto, da esponenti di almeno 3 Stati membri, che avevano ad
oggetto un lavoro creativo destinato alla diffusione del sapere o
l’accrescimento degli scambi culturali e l’accesso dei cittadini
alla cultura. Ai fini del buon esito delle richieste di finanziamento
le istituzioni comunitarie interessate domandavano quali condizioni
preferenziali:
- l’interesse europeo dei progetti presentati,
- l’innovatività,
- la cooperazione durevole,
- lo svolgimento di stage e di corsi di perfezionamento.
Il
secondo settore aveva sì il compito di sostenere i medesimi
progetti, ma solo ove fossero richiesti da almeno 4 Stati membri e
comprendessero artisti, creatori, interpreti, operatori culturali
sempre di almeno 4 Stati membri. Inoltre, tali progetti dovevano
presentare l’ulteriore caratteristica della “significatività”,
essere cioè di grande rilevanza e notevole impatto culturale e
socio-economico.
Raphaël
era,
invece, il programma adottato (con decisione n. 2228/97/CE) per
contribuire alla salvaguardia e alla valorizzazione del patrimonio
culturale (immobile, mobile, archeologico, subacqueo, museale,
archivistico...) tramite azioni a livello europeo1.
Un
primo campo di intervento investiva la conservazione, la salvaguardia
e la valorizzazione del patrimonio culturale europeo sulla base del
principio cooperativo. Le azioni così intraprese miravano a
sostenere i “cantieri europei del patrimonio” e i progetti
conservativi denominati “laboratori europei del patrimonio”, in
ragione dell’interesse e del carattere unici dei lavori previsti.
In sostanza, questi ultimi riguardavano opere, monumenti e siti di
eccezionale importanza storica e architettonica, rispetto ai quali si
rendevano necessari interventi di manutenzione e restauro
particolarmente complessi sotto il profilo tecnico e scientifico.
Una
seconda azione riguardava la cooperazione per lo scambio di
esperienze e lo sviluppo di tecniche conservative del patrimonio
artistico. Veniva così dato sostegno ai progetti destinati a
identificare e soddisfare i bisogni delle ricerche scientifiche in
materia culturale, assicurando nel contempo la diffusione delle
informazioni tra gli operatori specializzati (scambi di esperienze,
di studi d’inchieste; regolari riunioni di lavoro; seminari
multidisciplinari, etc.). Altri progetti finanziati erano quelli
volti ad applicare al patrimonio le tecnologie di ultima generazione
(prodotti audiovisivi e multimediali, servizi avanzati
dell’informazione e della comunicazione) o a favorire la mobilità
e il perfezionamento delle figure professionali. Raphaël
doveva
contribuire, inoltre, all’accesso, alla partecipazione e alla
sensibilizzazione dei cittadini al patrimonio culturale, segnatamente
con l’erogazione di contributi a progetti di cooperazione
transnazionale legati ai sistemi e ai prodotti multimediali, in modo
da consentire al pubblico la fruizione di opere d’arte conservate
nei diversi Paesi membri.
Ariane
(istituito con decisione n. 2085/97/CE), infine, aveva lo scopo di
favorire la diffusione di opere letterarie (“romanzi, racconti,
saggi, opere di storia letteraria, biografie, opere teatrali,
poesie”) di origine europea, segnatamente grazie alla traduzione e
alla promozione della lettura2.
Nel novero delle azioni approvate, comunque, rientravano anche i
contributi a organismi (associazioni, organizzazioni professionali,
fondazioni, soggetti non profit) e collettività territoriali per la
realizzazione di significative cooperazioni d’interesse europeo,
condotte da almeno tre Stati membri, nonché il sostegno alle figure
professionali che operavano in favore della mutua conoscenza
letteraria e della diffusione delle opere europee.
Nella
relazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio e al
Comitato delle regioni sullo stato di attuazione dei programmi
Kaleidoscope,
Ariane
e Raphaël,
nonostante venisse valutato positivamente l’enorme sforzo fatto
dalla Comunità nel settore della cultura, erano ben indicati alcuni
“punti deboli o difetti costanti” nella gestione degli stessi da
parte degli organi comunitari preposti, quali:
- l’eccessiva tipizzazione dei settori a discapito di altri;
- la complessità delle procedure volte all'assegnazione dei finanziamenti;
- la scarsa promozione e informazione dovute alla frammentazione in tre diversi programmi, per l’assenza principalmente di un progetto unico che avrebbe garantito maggiore efficacia e visibilità all’intero settore della cultura.
Tali
perplessità non sono rimaste inascoltate e, sotto tale profilo,
Cultura
2000
(adottato con decisione comune del Parlamento europeo e del Consiglio
14 febbraio 2000, n. 508/2000/CE) ha rappresentato un significativo
progresso rispetto al passato, poiché agendo in chiave generalista,
è andato a costituire l’unico strumento di finanziamento delle
attività culturali per il periodo 2000-20043.
Non sono invece mutati i principi ispiratori dell’azione
comunitaria di sostegno, fra i quali assume primaria importanza
quello di partenariato, che non implica solo la cooperazione (e
l’associazione) fra Stati, quanto piuttosto l’agire congiunto di
tutti i soggetti della vita sociale e istituzionale. Vanno poi
ricordati l’accento posto sulla tutela dei beni culturali e la
preferenza delle istituzioni comunitarie per i progetti che danno
vita a forme di cooperazione transnazionale. Il favor
dell’Unione per l’associazionismo è, infatti, un elemento
caratteristico delle politiche europee, e specialmente di quelle che
prevedono il ricorso ai fondi strutturali. In particolare, può
essere segnalata la disponibilità del Fondo europeo di sviluppo
regionale, attraverso l’iniziativa Interreg,
a finanziare le forme di collaborazione transnazionale e
transfrontaliera, e la disciplina comunitaria in tema di gemellaggi.
La valorizzazione dei beni culturali costituisce un tratto saliente
della normativa comunitaria, soprattutto in chiave d’interazione
fra le istituzioni nazionali preposte al settore e la società
civile. Vanno lette in questo senso le aperture all’intervento dei
privati nella gestione delle opere d’arte, l’attenzione verso gli
aspetti economici e professionali del circuito culturale (affinamento
delle competenze, miglioramento delle tecniche di manutenzione e
restauro, approccio multimediale, etc.) e la preferenza per i
progetti di grande ricaduta sul pubblico. Il programma d’azione
Cultura 2000 ha segnato, da un lato, un temporaneo punto d’arrivo
della politica comunitaria in materia di beni culturali e ha dato
attuazione, dall’altro, in maniera organica all’art. 151 del
Trattato. Ha incoraggiato la creazione, la conoscenza e la diffusione
della cultura dei popoli europei (nel campo della musica, della
letteratura, dello spettacolo dal vivo, dei beni immobili e mobili e
delle nuove forme espressive) promuovendo la cooperazione tra
organismi e operatori culturali e le competenti istituzioni culturali
degli Stati membri. Ha sostenuto le iniziative che, per la loro
portata e la dimensione europea, favoriscono lo sviluppo delle
culture all’interno ed all’esterno dell’Unione. Attraverso
questo programma l’Unione ha contribuito economicamente alla
realizzazione di progetti suggeriti dagli operatori del settore
(amministrazioni pubbliche o privati), sotto forma di azioni
specifiche caratterizzate dalla novità e dalla sperimentazione, o di
azioni integrate all’interno di accordi di cooperazione (ad esempio
con gli Stati aderenti allo Spazio economico europeo).
Il
programma ha coinvolto i 25, all’epoca, Stati dell’Unione
Europea, i paesi dello Spazio economico Europeo (Islanda,
Liechtenstein e Norvegia), e 3 Paesi, Bulgaria, Romania e Turchia, i
primi due, all’epoca, futuri Paesi membri, ed il terzo, candidato
all’adesione UE.
I
progetti annuali dovevano coinvolgere operatori culturali
appartenenti ad almeno 3 Paesi differenti, mentre per i progetti
pluriennali era necessaria l’adesione di operatori provenienti da
almeno 5 Paesi.
Erano
ammesse le candidature di organizzazioni pubbliche e private, dotate
di statuto giuridico, il cui settore di attività prevalente fosse
quello culturale.
Il
finanziamento richiesto per i progetti annuali doveva essere compreso
tra 50.000 e 150.000 € e non poteva superare il 50% del bilancio
complessivo ammissibile del progetto.
Il
finanziamento richiesto per i progetti pluriennali doveva essere
superiore a 50.000 e inferiore a 300.000 € annui e non poteva
superare il 60% del bilancio complessivo ammissibile del progetto.
Gli obiettivi che il programma ha perseguito sono:
Gli obiettivi che il programma ha perseguito sono:
- la promozione del dialogo culturale e della reciproca conoscenza della cultura e della storia dei popoli europei;
- la promozione della creatività e della diffusione transnazionale della cultura nonché della circolazione degli artisti, degli autori e di altri professionisti e operatori culturali oltre che delle loro opere, attribuendo particolare rilievo a persone giovani e socialmente svantaggiate;
- la valorizzazione della diversità culturale e sviluppo di nuove forme di espressione culturale;
- la condivisione e valorizzazione, a livello europeo, del patrimonio culturale comune di rilevanza europea;
- la diffusione di know-how e la promozione di buone pratiche relative alla sua conservazione e salvaguardia;
- la considerazione del ruolo della cultura nello sviluppo socioeconomico;
- la promozione di un dialogo interculturale e di uno scambio reciproco tra culture europee e non europee;
- il riconoscimento esplicito della cultura come fattore economico e di integrazione sociale e di cittadinanza;
- il miglioramento dell’accesso e della partecipazione alla cultura dell’Unione europea da parte da parte del maggior numero possibile di cittadini.
Il programma era articolato in 4 assi strategici:
- patrimonio culturale europeo comune;
- creazione artistica e letteraria europea;
- conoscenza reciproca della storia e della cultura dei popoli d’Europa;
- azioni riservate (quali le iniziative “Presidenza del Consiglio dell’Unione europea” e “Capitali europee della Cultura”)
Il
conseguimento degli obiettivi previsti si realizza tramite:
- Azioni specifiche, innovative e sperimentali,
- Azioni integrate,
- Avvenimenti culturali speciali.
Le
azioni
specifiche, innovative e sperimentali
coinvolgevano gli operatori di almeno 3 Stati membri. Queste
ricomprendevano progetti di cooperazione, a carattere innovativo e/o sperimentale, intesi a:
- favorire lo sviluppo di nuove forme di espressione culturale, accanto a quelle tradizionali;
- migliorare l’accesso ai libri e alla lettura e formare i professionisti di questo settore;
- migliorare l’accesso e la partecipazione dei cittadini europei alla cultura, in particolare dei giovani e delle fasce sociali più svantaggiate;
- favorire la creazione di strumenti multimediali adeguati ai vari tipi di pubblico, per rendere la creazione artistica e il patrimonio culturale europeo maggiormente accessibili a tutti;
- promuovere iniziative, scambi di esperienze e la cooperazione tra operatori culturali e socio-culturali operanti nel settore dell’integrazione sociale;
- promuovere la cooperazione, su temi di interesse comune, tra operatori culturali dell’UE e di Paesi terzi al fine di favorire il dialogo interculturale;
- favorire la diffusione di manifestazioni culturali dal vivo mediante l’impiego delle nuove tecnologie
Le
azioni
integrate
nel quadro di accordi di cooperazione culturale, avevano ad oggetto l’organizzazione in rete di operatori, organismi e istituzioni culturali, nella forma di accordi di cooperazione culturale strutturati e pluriennali, in vista della realizzazione di azioni culturali transnazionali. Gli accordi potevano prevedere la realizzazione di tutte o alcune delle seguenti azioni:
- coproduzione e diffusione di opere e altre manifestazioni (mostre, festival..), per renderle accessibili al maggior numero di cittadini;
- mobilità degli artisti e degli altri operatori culturali;
- perfezionamento dei professionisti del settore culturale e scambi di esperienze;
- valorizzazione di siti culturali e monumenti sul territorio dell’UE, per migliorare la conoscenza della cultura europea;
- progetti di sensibilizzazione del pubblico, d’insegnamento e diffusione delle conoscenze, ricerche e incontri su temi culturali di rilevanza europea;
- progetti concernenti l’impiego delle nuove tecnologie in ambito culturale;
- progetti intesi a valorizzare la diversità culturale e il multilinguismo, e a promuovere la conoscenza reciproca della storia, dei valori e del patrimonio culturale comune dei popoli europei
- coproduzione e diffusione di opere e altre manifestazioni (mostre, festival..), per renderle accessibili al maggior numero di cittadini;
- mobilità degli artisti e degli altri operatori culturali;
- perfezionamento dei professionisti del settore culturale e scambi di esperienze;
- valorizzazione di siti culturali e monumenti sul territorio dell’UE, per migliorare la conoscenza della cultura europea;
- progetti di sensibilizzazione del pubblico, d’insegnamento e diffusione delle conoscenze, ricerche e incontri su temi culturali di rilevanza europea;
- progetti concernenti l’impiego delle nuove tecnologie in ambito culturale;
- progetti intesi a valorizzare la diversità culturale e il multilinguismo, e a promuovere la conoscenza reciproca della storia, dei valori e del patrimonio culturale comune dei popoli europei
Gli avvenimenti culturali speciali aventi una dimensione sovranazionale, dovevano contribuire a una migliore presa di coscienza dell’appartenenza alla comunità europea. Si articolavano in:
- iniziative di grande portata e vasta risonanza volte a diffondere presso i cittadini europei la consapevolezza di appartenere ad una stessa comunità e a sensibilizzarli alla diversità culturale (“la Capitale europea della cultura” e “il Mese culturale europeo” sono manifestazioni culturali innovative, di forte attrattiva e accessibili al grande pubblico, che associano in particolare l’istruzione, le arti e la cultura);
- riconoscimento e valorizzazione del talento artistico europeo, soprattutto tra i giovani, mediante l’istituzione di premi europei nei diversi settori culturali;
- “Laboratori europei del patrimonio”, ossia progetti di grande importanza, ammessi dalle autorità nazionali competenti per la cultura, diretti alla conservazione e salvaguardia del patrimonio culturale, diretti a favorire lo sviluppo e la diffusione di tecniche e metodi innovativi.
Per
quanto concerne specificatamente i beni culturali, Cultura 2000 ha
sostenuto numerose iniziative, facendo leva sulle best
practice per
la conservazione e la tutela del patrimonio culturale, in particolare
allorquando queste hanno rappresentato il frutto della cooperazione
internazionale e delle conoscenze tra istituzioni e operatori.
Parallelamente
e a supporto degli interventi realizzati attraverso i programmi
Cultura 2000, l’Unione ha incentivato la costruzione di
infrastrutture culturali nell’ambito della politica di sviluppo
regionale.
Al
riguardo l’attenzione deve essere rivolta innanzitutto al già
citato “Fondo europeo per lo sviluppo regionale” (FESR). Tale
fondo (istituito con il Regolamento del Consiglio n. 724/1975, e
modificato con Regolamento
n. 1783/1999 e attualmente disciplinato dal Regolamento n.
1080/2006), ha come finalità principale la promozione della coesione
economica, sociale e culturale attraverso la correzione degli
squilibri regionali.
È
proprio attraverso l’utilizzo del FESR, che annualmente sono stati
finanziati nei diversi Stati membri, al fine di realizzare gli
obiettivi sopra esposti, progetti per la costruzione di spazi
destinati anche ad attività culturali o per il risanamento di
edifici storici con l’intento di trasformarli in musei, biblioteche
auditorium, centri multimediali.
Tra
le iniziative culturali del FESR merita di essere menzionato il
programma
Interreg
III,
volto ad incentivare la cooperazione tra regioni appartenenti
all’Unione europea per il periodo 2000-2006.
L’obiettivo della nuova fase del programma (avviata con la revisione del 2004) è stato quello di rafforzare la coesione economica e sociale all’interno dell’UE, promuovendo da un lato la cooperazione transfrontaliera, transnazionale e interregionale e dall’altro lo sviluppo equilibrato del territorio.
L’obiettivo della nuova fase del programma (avviata con la revisione del 2004) è stato quello di rafforzare la coesione economica e sociale all’interno dell’UE, promuovendo da un lato la cooperazione transfrontaliera, transnazionale e interregionale e dall’altro lo sviluppo equilibrato del territorio.
Una
particolare attenzione è stata riservata alle regioni
ultraperiferiche, alle regioni situate lungo le frontiere esterne
dell’Unione e ai Paesi candidati all’adesione.
Interreg
III ricomprendeva tre sezioni:
- Sezione A: cooperazione transfrontaliera
- Sezione B: cooperazione transnazionale
- Sezione C: cooperazione interregionale
I
principi su cui riposava la cooperazione nell’ambito
dell’iniziativa Interreg erano i seguenti:
- strategia trasfrontaliera/transnazionale e programma di sviluppo congiunti;
- partenariato e impostazione “dal basso”;
- complementarietà rispetto ai programmi generali dei Fondi strutturali;
- promozione di una maggiore integrazione nell’ambito dell’attuazione delle iniziative comunitarie;
- coordinamento efficace tra Interreg III e gli strumenti comunitari di politica esterna, segnatamente tenendo conto dell’allargamento.
Sezione A
La
cooperazione transfrontaliera tra zone contigue mirava a promuovere
lo sviluppo regionale integrato mediante la realizzare di centri
economici e sociali transfrontalieri e l’attuazione di strategie di
sviluppo comuni.
Le
aree interessate dalla Sezione A di Interreg III erano in
particolare:
- tutte le zone situate lungo le frontiere terrestri interne ed esterne dell’Unione Europea;
- alcune zone marittime.
In
alcuni casi potevano ottenere un finanziamento anche zone adiacenti a
quelle sopra indicate. Lo stesso vale per le zone che, pur non
appartenendo al livello indicato, sono circondate da zone situate
lungo le frontiere o da zone contigue a quelle adiacenti alle
frontiere. In entrambi i casi il contributo era accordato a
condizione che le misure non rappresentassero più del 20% della
spesa globale del programma Interreg interessato.
Settori
di azione prioritari erano:
- promozione dello sviluppo urbano, rurale e costiero;
- incentivazione dell’imprenditorialità, dello sviluppo delle piccole imprese, compreso il settore turistico, e dell’occupazione locale;
- promozione dell’integrazione nel mercato del lavoro e dell’integrazione sociale;
- condivisione di risorse umane e di strutture in materia di ricerca, sviluppo tecnologico, istruzione, cultura, comunicazioni e sanità, al fine di aumentare la produttività e contribuire a creare posti di lavoro duraturi;
- incentivi alla tutela dell’ambiente (locale, globale), risparmio energetico e promozione di fonti di energia rinnovabili;
- miglioramento dei trasporti, delle reti e dei servizi d’informazione e di comunicazione e dei sistemi idrici ed energetici;
- aumento della cooperazione nei settori giuridico e amministrativo;
- incremento delle potenzialità di cooperazione transfrontaliera umana e istituzionale ai fini dello sviluppo economico e della coesione sociale.
Alla
Sezione A era destinata la quota preponderante delle risorse
finanziarie.
Sezione B
La
cooperazione transnazionale prevedeva la partecipazione di autorità
nazionali, regionali e locali per la promozione di una migliore
integrazione all’interno dell’Unione attraverso la formazione di
estesi gruppi di regioni europee. I programmi transnazionali di
cooperazione seguivano le raccomandazioni dello SSSE (Schema di
Sviluppo dello Spazio europeo)6,
per incoraggiare uno sviluppo sostenibile ed equilibrato del
territorio comunitario, nonché una migliore integrazione tra gli
Stati membri, i Paesi candidati ed altri Paesi limitrofi.
Particolare
rilievo veniva posto sulle regioni ultraperiferiche e sulle isole. È
anche stata prevista la possibilità di promuovere la cooperazione
tra gruppi di regioni che fanno fronte a problemi comuni, come le
zone di montagna.
Ai
fini della cooperazione transnazionale venivano considerati
ammissibili, oltre al territorio dell’Unione, i raggruppamenti di
regioni che si ispiravano alle zone già interessate dai programmi
1994-1999 di Interreg II C (assetto del territorio) e delle azioni
pilota condotte nel settore dell’assetto territoriale ai sensi
dell’ex articolo 10 del regolamento del FESR per il periodo
1994-1999. Particolare rilievo veniva attribuito alle frontiere
esterne della Comunità, alle zone ultraperiferiche, alla regione
adriatica, a quella del Baltico meridionale ed alle regioni insulari.
Le
proposte di cooperazione transnazionale dovevano tenere conto dei
seguenti elementi:
- la legislazione riguardante Interreg II C;
- le priorità delle politiche comunitarie, in particolare per quanto riguarda le reti transeuropee di trasporti;
- le raccomandazioni formulate nello schema di sviluppo dello spazio europeo (SSSE).
Le
azioni considerate prioritarie sono, pertanto, le seguenti:
- elaborare strategie di sviluppo territoriale a livello transnazionale, compresa la cooperazione tra città e tra zone urbane e rurali;
- promuovere sistemi di trasporto efficienti e sostenibili ed agevolare l’accesso alla società dell’informazione;
- promuovere la salvaguardia dell’ambiente e delle risorse naturali, in particolare di quelle idriche;
- promuovere l’integrazione (ed eventualmente le attività di cooperazione bilaterale) tra regioni marittime e regioni insulari attribuendo ad ognuna una priorità specifica e un'adeguata dotazione finanziaria;
- promuovere la cooperazione integrata delle regioni ultraperiferiche.
Gli interventi prescelti dovevano fornire risultati concreti, visibili e innovativi.
Sezione
C
La
cooperazione interregionale si proponeva di migliorare l’efficacia
delle politiche e degli strumenti di sviluppo regionale tramite un
ampio scambio di informazioni e di esperienze (creazione di reti).
La
sezione C riguarda in particolare le regioni in ritardo di sviluppo e
in corso di riconversione. La cooperazione interregionale riprendeva
i programmi RECITE e ECOS-Ouverture, due azioni pilota condotte
nell’ambito dell’ex articolo 10 del regolamento del FESR per il
periodo 1994-1999.
Settori
di azione prioritari erano:
- le attività di cooperazione in settori definiti dalla Commissione quali la ricerca, lo sviluppo tecnologico, l’imprenditorialità, la società dell’informazione, il turismo, la cultura e l’ambiente.
Particolarmente
rilevante era la partecipazione delle regioni insulari ed
ultraperiferiche, nonché quella dei Paesi candidati, alle diverse
reti di operatori. Veniva incoraggiata la cooperazione, anche
bilaterale, tra le regioni marittime. Era questa la sezione che
godeva dell’incidenza finanziaria minore.
Secondo
il programma Interreg, la Commissione fissava stanziamenti indicativi
per ciascuno Stato membro, con margini di flessibilità tra le
sezioni, in base ai quali gli Stati stessi procedevano alla
pertinente ripartizione per sezione, confine e regione, ricercando un
idoneo equilibrio tra i contributi da un lato e dall’altro del
confine, in funzione delle risorse disponibili.
Le
proposte venivano elaborate da comitati transfrontalieri o
transnazionali congiunti, oppure da altri organismi costituiti dalle
competenti autorità nazionali e regionali/locali nonché dai partner
non governativi previsti.
Potevano
essere presentate proposte distinte per ciascuna sezione; tuttavia,
se i partner lo ritenevano opportuno, i programmi potevano riguardare
le tre sezioni (A, B e C) ma dovevano specificare le priorità, le
misure e le strutture comuni in relazione a ciascuna sezione.
Le
manifestazioni culturali (mostre, festival) erano sovvenzionabili
soltanto se generatrici di cooperazione e occupazione in maniera
duratura. Di norma, pertanto, non potevano essere finanziati eventi
una
tantum.
Le manifestazioni periodiche potevano essere sovvenzionate solo nella
fase iniziale e principalmente per gli aspetti organizzativi
piuttosto che per quelli artistici (produzione, acquisto di opere,
compensi agli artisti).
I
progetti che beneficiavano di contributi provenienti da altri
strumenti finanziari della Comunità, come ad esempio Cultura 2000,
non erano sovvenzionabili con fondi Interreg.
In
Italia le regioni in cui è stato possibile effettuare interventi
secondo il presente programma erano Piemonte, Lombardia, Liguria,
Toscana, Umbria, Lazio, Campania, Sardegna, Basilicata, Calabria,
Sicilia, Valle d’Aosta, Emilia-Romagna.
Allo
scopo di rafforzare l’industria audiovisiva europea, e con scadenza
temporale l’anno 2006, era stato varato il programma Media
Plus.
Gli
obiettivi dell’iniziativa erano i seguenti:
- miglioramento della competitività del settore audiovisivo europeo sul mercato mediante l’incentivazione dello sviluppo, della distribuzione e della promozione di opere audiovisive europee, tenendo conto dello sviluppo delle nuove tecnologie;
- rafforzamento dei settori che contribuivano al miglioramento della circolazione transnazionale di opere europee;
- rispetto e promozione della diversità linguistica e culturale in Europa;
- valorizzazione del patrimonio audiovisivo europeo, con particolare riferimento alla sua digitalizzazione e messa in rete;
- sviluppo del settore audiovisivo nei Paesi o nelle Regioni caratterizzati da scarsa capacità di produzione audiovisiva e/o da un’area linguistica o geografica limitata e rafforzamento della messa in rete e della cooperazione transnazionale tra piccole e medie imprese;
- diffusione di nuovi tipi di contenuti audiovisivi che utilizzassero le nuove tecnologie.
Generalmente,
il finanziamento comunitario non superava il 50% dei costi totali
ammissibili del progetto, o il 60% per i progetti che contribuivano a
valorizzare la diversità culturale europea.
La
partecipazione all’iniziativa non riguardava i soli Stati dell’UE,
ma anche i Paesi dell’EFTA e dello SEE e la Bulgaria.
I
soggetti beneficiari erano società indipendenti aventi come attività
principale la produzione audiovisiva e/o multimediale.
Cultura
2007
Cultura
2007, è l’attuale programma europeo per finanziare la cultura,
istituito con la decisione n. 1855/2006/CE
del
Parlamento europeo e del Consiglio del 12 dicembre 2006,
è attuato per il periodo dal 10 gennaio 2007 al 31 dicembre 2013.
Per
preparare questo nuovo programma e per fare il punto delle azioni
condotte nel settore della cooperazione culturale, sono stati oggetto
di valutazione le azioni e i programmi comunitari in campo culturale.
A queste si sono aggiunti i contributi provenienti dal settore
culturale e l’esperienza acquisita dalla Commissione
nell’attuazione dei suoi programmi. Se da un lato è stata
dimostrata la fondatezza e la pertinenza dell’azione culturale
dell’Unione europea, dall’altro sono emerse alcune problematiche
su cui il nuovo programma non ha potuto non intervenire.
È
stata riscontrata l’eccessiva frammentarietà dell’azione
comunitaria. Accanto al programma quadro Cultura 2000 coesistevano,
infatti, soprattutto due grandi azioni comunitarie: il sostegno agli
organismi d’interesse culturale europeo e la manifestazione
“Capitali europee della cultura”. Ma il legame che univa queste
azioni al programma era troppo debole. Questa dispersione ha nuociuto
all’immagine della Comunità in quanto i cittadini europei non sono
stati in grado di comprendere l’ampiezza degli sforzi intrapresi
per preservare e far conoscere le loro culture e, soprattutto, la
coesistenza di questi tre strumenti ha indebolito la coerenza del
sistema.
Il
programma Cultura 2000, considerati gli scarsi mezzi finanziari di
cui poteva disporre, ha perseguito un numero troppo alto di
obiettivi. Ciò ha ridotto la sua efficacia e la sua visibilità
perché i numerosi differenti progetti sostenuti, hanno dato
l’impressione di una dispersione di forze.
Inoltre,
la compartimentazione tra le diverse discipline culturali nell’ambito
del programma Cultura 2000 è stata una costrizione per gli
operatori, dal momento che ha impedito di considerare in misura
sufficiente l’evolutiva realtà del settore con il rischio di
escludere alcune forme di espressione culturale.
Alcune
azioni, difatti, non sono state prese in considerazione dal
programma, come ad esempio il sostegno alle attività di riflessione
sugli obiettivi e sui mezzi della cooperazione culturale in Europa.
Cultura
2007 contribuisce a rafforzare gli obiettivi trasversali della
Comunità, in particolare promuovendo il principio fondamentale della
libertà d’espressione, sensibilizzando all’importanza di
contribuire allo sviluppo sostenibile, cercando di incentivare la
comprensione reciproca e la tolleranza nell’ambito dell’Unione
europea, volendo contribuire a eliminare tutte le discriminazioni
fondate sul sesso, la razza, l’origine etnica, la religione o le
convinzioni personali, gli handicap, l’età o le tendenze sessuali.
L’obiettivo
generale della nuova azione comunitaria è la realizzazione di uno
spazio culturale comune attraverso lo sviluppo della cooperazione
culturale in Europa. Quest’azione deve contribuire allo sviluppo di
un’identità europea a partire dagli stessi cittadini europei;
ciononostante le istituzioni europee hanno bisogno di soggetti
intermedi per poter raggiungere i cittadini e offrire azioni
culturali di qualità di dimensione europea7.
Questi intermediari sono, ad esempio, i teatri, i musei, le
associazioni professionali, i centri di ricerca, le università, gli
istituti di cultura, i poteri pubblici. Affinché l’azione
comunitaria divenga efficace ne è stato ristretto il campo di
intervento a tre
obiettivi specifici:
- il sostegno alla mobilità transnazionale delle persone che lavorano nel settore culturale,
- il sostegno alla circolazione transnazionale delle opere e dei prodotti artistici e culturali,
- il sostegno al dialogo interculturale.
Devono
esserci per gli operatori culturali, e dunque per i cittadini,
maggiori occasioni di creare reti, realizzare progetti, essere più
mobili o favorire il dialogo culturale dentro e fuori l’Europa.
I
progetti sostenuti dal programma dovranno avere una portata
sufficientemente ampia e presentare un notevole valore aggiunto
europeo: ogni progetto dovrà dunque perseguire almeno due dei
suddetti obiettivi.
Rispetto
alle prime due generazioni dell’azione culturale, Cultura 2007 si
propone come uno strumento coerente, globale e completo a favore
della cooperazione culturale multilaterale in Europa, capace di tener
conto di tutta la complessità del fenomeno. Per questo prevede tre
livelli d’intervento che interessano tre strati diversi e
complementari della cooperazione culturale e rispondono a necessità
distinte ma interdipendenti fra loro. La principale novità di
Cultura 2007 è, quindi, una visione globale, che considera il
settore culturale nel suo insieme e favorisce le sinergie. Per
la realizzazione delle azioni specifiche Cultura 2007 permette poi la
cooperazione con organizzazioni internazionali impegnate in campo
culturale, come l’UNESCO
o il Consiglio d’Europa.
Ciascuna
di queste azioni deve essere vista attraverso il prisma dei tre
obiettivi specifici. Tali obiettivi presentano un reale valore
aggiunto europeo, in quanto essi non possono essere raggiunti
mediante un’unica azione nazionale.
- Sostegno alla mobilità transnazionale delle persone che lavorano nel settore
culturale
Spesso
ancora oggi l’informazione messa a disposizione dei professionisti
per quanto riguarda le condizioni sociali, giuridiche e fiscali
applicabili in caso di soggiorno di breve o di lunga durata in un
altro paese è troppo frammentaria. Per favorire la mobilità di
questi professionisti sembra indispensabile appoggiare la
realizzazione di reti, aumentare il coordinamento e promuovere la
divulgazione delle conoscenze e delle informazioni. L’azione
comunitaria nel settore culturale incoraggerà due tipi di mobilità:
- la mobilità allo scopo di prestare servizi culturali (ad esempio, tournée) o di stabilirsi,
- la mobilità allo scopo di formarsi, di confrontarsi con altre culture o pratiche artistiche e di scambiare esperienze.
- Sostegno alla circolazione transnazionale delle opere d’arte e dei prodotti artistici
e
culturali
Far
circolare opere d’arte – materiali o immateriali – e prodotti
artistici e culturali al di là delle frontiere nazionali comporta un
costo spesso eccessivo per l’organizzatore: spese di trasporto,
spese d’assicurazione, spese di analisi di nuovi mercati, maggiori
investimenti pubblicitari per far conoscere opere o artisti forse
meno noti all’estero, investimento di tempo per conoscere il
mercato di ricezione (strutture d’accoglienza, formalità
giuridiche e amministrative, ecc.). Questo obiettivo rientra tra
quelli stabiliti dagli artt. 3, paragrafo 1, lettera q), e 151 del
trattato CE e corrisponde ad alcuni compiti comunitari di base (il
completamento del mercato interno e il rafforzamento
dell’integrazione europea grazie alla realizzazione di uno spazio
culturale comune).
- Sostegno al dialogo interculturale
Il
dialogo interculturale, in quanto scambio fondato sull’apertura e
sull’uguaglianza tra culture, porta ad un arricchimento reciproco e
alla ricerca comune di valori e interpretazioni condivise. Inoltre,
può svolgere un ruolo fondamentale nell’integrazione dei nuovi
cittadini europei provenienti da culture diverse.
Cultura
2007 riunisce poi in un solo strumento finanziario i vari aspetti
della cooperazione culturale e sviluppa tre tipi d’azione.
- Sostegno ad azioni culturali
È
un sostegno diretto a favore di progetti europei di cooperazione
pluriennale, che riguardano almeno due degli obiettivi specifici
definiti sopra. Si articola in poli di cooperazione, azioni di
cooperazione ed azioni speciali.
I
“poli di cooperazione” mettono l’accento sul carattere duraturo
della cooperazione. Ogni polo raggruppa operatori di uno o più
settori attorno a diverse attività o progetti pluriennali, di natura
settoriale o transettoriale, che perseguono obiettivi comuni. A
ciascun progetto di cooperazione devono partecipare almeno 6
operatori di 6 Paesi diversi partecipanti al programma. Debbono
fondarsi su un accordo di cooperazione, ossia su un documento comune
avente forma giuridica in uno dei paesi partecipanti e firmato da
tutti i coorganizzatori. Il sostegno comunitario non può superare il
50% del bilancio del progetto e ha carattere decrescente. Non può
superare 500.000 € l’anno
per tutte le attività dei progetti di cooperazione. Il sostegno è
concesso per un periodo che va dai 3 ai 5 anni. Circa il 32% del
bilancio totale del programma è riservato a questo tipo di sostegno.
I
poli sono selezionati a seguito di inviti a presentare proposte.
Le
“azioni di cooperazione” sono orientate alla creatività e
all’innovazione ed aprono la via a nuove cooperazioni che, in
alcuni casi, possono continuare nell’ambito di poli di
cooperazione. Queste azioni di cooperazione, della durata massima di
un anno, raggruppano almeno 3 operatori culturali di 3 paesi
partecipanti diversi attorno ad azioni di natura settoriale o
transettoriale. Verranno
particolarmente incoraggiate le azioni intese ad esplorare
possibilità di cooperazione da sviluppare in un periodo più lungo.
Il
sostegno comunitario non può superare il 50% del bilancio del
progetto e non può essere inferiore a 50.000 € né superiore a
200.000 €. Circa il 29% del bilancio totale del programma è
riservato a questa forma di sostegno.
Le azioni sono selezionate a seguito di inviti a presentare proposte.
Le
“azioni speciali” si distinguono per il loro carattere
emblematico e federativo. Di dimensione e portata rilevanti, queste
azioni dovrebbero avere una risonanza significativa presso i popoli
dell’Europa e contribuire a una migliore presa di coscienza
dell’appartenenza ad una stessa comunità, alla sensibilizzazione
alla diversità culturale degli Stati membri e al dialogo
interculturale ed internazionale. Debbono
rientrare in almeno due dei tre obiettivi specifici.
Tra le “azioni speciali” rientrano le “Capitali europee della
cultura”, di cui si dovrà rafforzare la dimensione europea.
Potranno
essere sostenute come “azioni speciali” anche le assegnazioni di
premi che, mettendo in luce artisti, opere o
realizzazioni
culturali o artistiche e facendoli conoscere oltre le frontiere
nazionali, favoriscono la mobilità e gli
scambi.
Potranno
inoltre essere incoraggiate le azioni di cooperazione con i paesi
terzi e con le organizzazioni
internazionali.
Il
sostegno comunitario non può superare il 60% del bilancio del
progetto.
Circa
il 16% del bilancio totale del programma è riservato a questo tipo
di sostegno.
Le azioni sono selezionate a seguito di inviti a presentare proposte
e di gare di appalto.
Questo
aspetto Intende in generale contribuire al dinamismo dell’attività
culturale a dimensione europea e si concretizza in azioni visibili
per il cittadino europeo sia all’interno sia all’esterno del
territorio dei Paesi che partecipano al programma. Inoltre,
quest’aspetto permetterà all’Unione europea di rafforzare la sua
influenza culturale internazionale favorendo un gran numero di
progetti.
- Sostegno ad organismi europei attivi nel settore culturale
Il
sostegno diretto a progetti di cooperazione, deve essere tuttavia
completato attraverso un intervento più strutturale a favore della
cooperazione. È dato così aiuto, sotto forma di sovvenzione, al
funzionamento degli organismi che operano in modo duraturo a favore
della cooperazione culturale o che svolgono il ruolo di
“ambasciatori” della cultura europea e che vantano una grande
competenza in materia. Cultura 2007 prevede il sostegno a favore di
tali organismi per aumentare la coerenza dell’azione comunitaria,
facendo fruttare la loro esperienza e sviluppando la loro attività.
Circa
il 10% del bilancio totale del programma è riservato a questo tipo
di sostegno. Agli organismi che operano a favore della cooperazione
culturale può essere accordato un sostegno:
- svolgendo
funzioni di rappresentanza a livello comunitario;
- raccogliendo o diffondendo informazioni atte a facilitare la cooperazione culturale
transeuropea;
- collegando
in rete a livello europeo organismi attivi nel settore della cultura;
- partecipando alla realizzazione di progetti di cooperazione culturale o svolgendo il
ruolo
di ambasciatori della cultura europea.
Questi
organismi devono avere una reale dimensione europea, e devono
esercitare le loro attività a livello europeo, autonomamente o in
coordinamento con altre associazioni, e tanto la loro struttura
(membri iscritti) quanto le loro attività debbono avere una
potenziale influenza a livello di Unione o interessare almeno 7 Paesi
europei. L’importo totale delle sovvenzioni di funzionamento non
può superare l’80% delle spese finanziabili dell’organismo
nell’anno civile per il quale la sovvenzione è concessa.
Rientra
in tale quadro anche il sostegno alle iniziative volte a preservare i
principali siti ed archivi connessi con le deportazioni, in memoria
delle quali sono stati eretti monumenti negli ex campi di
concentramento ed in altri luoghi di martirio e di sterminio su larga
scala di civili, oltreché il sostegno alle iniziative volte a
conservare la memoria delle vittime in tali siti.
- Sostegno a lavori d’analisi nonché alla raccolta ed alla diffusione dell’informazione nel settore della cooperazione culturale
Tale
aspetto, a cui è destinato circa il 5% del bilancio totale, mira a
sostenere l’analisi e l’informazione, al fine di creare un
ambiente propizio alla cooperazione. Comporta tre forme differenti di
sostegno.
a)
Per garantire una diffusione mirata ed efficace di informazioni
pratiche riguardanti il programma, questo prevede il sostegno di
“punti
di contatto Cultura”
vicini ai beneficiari. Questi organi, che operano a livello
nazionale, sono istituiti in collaborazione con gli Stati membri e su
base volontaria ed hanno il compito di:
- garantire la promozione del programma;
- agevolare l’accesso al programma e incoraggiare la partecipazione del maggior numero possibile di professionisti e di operatori culturali grazie ad una diffusione effettiva delle informazioni e sviluppando tra loro le appropriate iniziative in rete;
- garantire un contatto efficace con le diverse istituzioni che sostengono il settore culturale negli Stati membri,contribuendo in tal modo alla complementarità tra le azioni del programma e le misure di sostegno nazionali;
- garantire, se necessario, l’informazione su altri programmi comunitari accessibili ai progetti culturali.
Questi
debbono: disporre
di personale sufficiente dotato di qualificazioni
professionali
attinenti alle loro funzioni, e di qualificazioni
linguistiche
adeguate al lavoro in un ambiente di
cooperazione
internazionale; disporre di infrastrutture adeguate, in particolare
per
quanto
riguarda le attrezzature informatiche e i mezzi di
comunicazione;
operare
in un contesto amministrativo che consenta loro di
adempiere
correttamente i compiti ad essi affidati e di
evitare
conflitti d’interesse.
b)
Il programma sostiene, inoltre, la realizzazione di “lavori
d’analisi nel settore della cooperazione culturale”.
Questo sostegno ha lo scopo di aumentare il volume e la quantità
delle informazioni e dei dati numerici per sviluppare dati
comparativi e analisi riguardanti la cooperazione culturale su scala
europea, in particolare riguardo per la mobilità dei creatori e
degli operatori della cultura, la circolazione delle opere d’arte e
dei prodotti artistici e culturali ed il dialogo interculturale. In
tale contesto possono essere sostenuti gli studi e i lavori d’analisi
che contribuiscono ad arricchire la conoscenza del fenomeno della
cooperazione culturale transeuropea e a creare un ambiente propizio
al suo sviluppo.
c)
Sono, infine, sostenuti “la
raccolta e la diffusione dell’informazione e le attività che
ottimizzano l’impatto dei progetti nel settore della cooperazione
culturale”
attraverso la concezione di uno strumento Internet adeguato alle
necessità dei professionisti della cultura. Tale strumento dovrebbe
rendere possibile lo scambio di esperienze e di buone prassi, la
diffusione di informazioni riguardanti il programma nonché la
cooperazione culturale transeuropea in generale.
La
Commissione affida la gestione del programma ad un’agenzia
esecutiva e mette in opera modalità più semplici per i beneficiari
(enti
pubblici, fondazioni, associazioni, università, istituti di ricerca,
imprese).
Ha voluto semplificare i formulari e rendere più trasparenti le
procedure e l’informazione relativa alla concessione delle
sovvenzioni. Ha desiderato applicare il principio di proporzionalità,
nel rispetto delle norme
finanziarie in vigore, ricorrendo a sistemi forfettari quando si
tratti di modesti contributi.
La
Commissione continuerà ad applicare un sistema di audit che permette
di verificare l’utilizzo delle sovvenzioni e di chiedere ai
beneficiari delle sovvenzioni di giustificare il loro utilizzo per un
periodo massimo di cinque anni. Ha anche accesso agli uffici dei
beneficiari oltre che a tutte le informazioni necessarie. I risultati
di questi audit potranno, se necessario, portare a decisioni di
recupero delle spese. La Corte dei Conti e l’Ufficio europeo per la
lotta antifrode (OLAF) godono degli stessi diritti.
A
metà percorso, entro il 31 dicembre 2010, la Commissione pubblicherà
una prima relazione intermedia di valutazione del programma. Entro il
31 dicembre 2011 tale relazione sarà seguita da una comunicazione
sulla continuazione del programma. Infine, entro il 31 dicembre 2015,
la Commissione presenterà una relazione di valutazione a posteriori.
Il
nuovo programma abbandona, quindi, come detto, l’approccio
settoriale per discipline artistiche e culturali e consente agli
operatori di proporre progetti che corrispondono ai loro interessi ed
alle loro aspirazioni, che siano settoriali o transettoriali, purché
perseguano almeno due degli obiettivi suddetti. Nessun settore
dell’attività culturale ed artistica viene escluso a priori.
L’azione
culturale comunitaria si apre ad una grande varietà di partecipanti,
dalle amministrazioni e dalle associazioni culturali alle reti e alle
imprese del settore culturale, e permette forme molteplici e
variabili di cooperazione.
Il
programma si apre poi maggiormente ai partecipanti provenienti dai
paesi terzi, particolarmente dai paesi oggetto della nuova politica
di vicinato. Possono prendervi parte, infatti, oltre ai 27 paesi
membri UE, i paesi EFTA membri del SEE (Islanda, Norvegia e
Liechtenstein), i paesi candidati che beneficiano di una strategia di
preadesione all’Unione come la Turchia, la Croazia e in seguito
l'ex Repubblica jugoslava di Macedonia (SYRON), i paesi dei Balcani
occidentali (Albania, Bosnia-Erzegovina, Montenegro, Serbia) e altri
paesi terzi facenti parte di accordi di associazione o cooperazione
contenenti clausole culturali. Vengono sostenuti anche progetti da
realizzare al di fuori delle frontiere dell’Unione europea,
contribuendo a far crescere la sua influenza nel mondo.
La
dotazione del Programma è fissata in 408 milioni di euro. Gli aiuti
finanziari assumono la forma di sovvenzioni a persone giuridiche ma è
altresì prevista l’assegnazione di borse a persone fisiche. La
Commissione può anche assegnare premi a persone fisiche o giuridiche
per azioni o progetti attuati nell’ambito del programma. Secondo la
natura dell’azione, possono anche essere autorizzati finanziamenti
forfettari.
Indicativamente
la ripartizione indicativa del bilancio annuale per programma è così
prevista:
ASPETTI
|
PERCENTUALE
DEL BILANCIO
|
Aspetto 1 (sostegno ad azioni culturali) | Circa il 77% |
|
Circa
il 32%
|
|
Circa
il 29%
|
|
Circa
il 16%
|
Aspetto 2 (sostegno agli organismi attivi a livello europeo nel settore della cultura) | Circa il 10% |
Aspetto
3 (sostegno ai lavori d’analisi, raccolta e diffusione
dell’informazione
|
Circa il 5% |
Totale spese operative | Circa il 92% |
Gestione del programma | Circa il 8% |
Media
2007
In
materia di produzione audiovisiva la Decisione 1718/2006 ha dato
attuazione al programma Media 2007, il quale va a sostituirsi, per il
periodo 2007-2013, al precedente Media plus.
Gli
obiettivi globali del programma sono:
- la conservazione e la valorizzazione della diversità culturale e linguistica europea e del patrimonio audiovisivo cinematografico, la garanzia dell’accesso al pubblico dello stesso e l’incoraggiamento del dialogo tra le culture;
- l’accrescimento della circolazione e della visibilità delle opere audiovisive europee all’interno e all’esterno dell’Unione europea, accompagnato all’intensificazione fra l’altro della cooperazione fra le parti attive;
- il rafforzamento della concorrenzialità del settore audiovisivo europeo nel quadro di un mercato europeo aperto e concorrenziale propizio all’occupazione, con la promozione fra l’altro dei collegamenti tra i professionisti dell’audiovisivo.
Per
realizzare tali obiettivi, il programma interviene sostenendo:
- a monte della produzione audiovisiva: l’acquisizione e il perfezionamento delle competenze nel settore audiovisivo e lo sviluppo delle opere audiovisive europee;
- a valle della produzione audiovisiva: la distribuzione e la promozione delle opere audiovisive europee;
- i progetti pilota intesi a garantire l’adeguamento del programma agli sviluppi del mercato.
Oltre
agli obiettivi generali, Media 2007 è orientato a perseguire le
seguenti priorità trasversali:
- l’incoraggiamento della creazione nel settore audiovisivo e della conoscenza e diffusione del patrimonio audiovisivo e cinematografico europeo;
- il rafforzamento della struttura del settore europeo dell’audiovisivo, in particolare delle PMI;
- la riduzione, nel mercato audiovisivo europeo, degli squilibri tra paesi a forte capacità di produzione di audiovisivi e paesi o regioni con scarsa capacità di produzione di audiovisivi e/o ad area geografica e linguistica limitata;
- il seguito e il sostegno degli sviluppi del mercato in materia di digitalizzazione, compresa la promozione di cataloghi attraenti di film europei forniti su piattaforme digitali.
Gli
interventi promossi da Media 2007 a
monte della produzione
audiovisiva hanno ad oggetto due settori d’intervento.
- Acquisizione e perfezionamento delle competenze nel settore audiovisivo
Relativamente
a tale settore il programma ha due obiettivi specifici.
- Rafforzare le competenze dei professionisti europei dell’audiovisivo nei settori dello sviluppo, della produzione, della distribuzione/diffusione e della promozione, al fine di migliorare la qualità e il potenziale delle opere audiovisive europee.
In
particolare sono sostenute azioni
riguardanti
le tecniche di scrittura di sceneggiature, per migliorare la qualità
delle opere audiovisive europee e il loro potenziale di circolazione;
la gestione economica, finanziaria e commerciale della produzione,
distribuzione e promozione delle opere audiovisive, per consentire
l’elaborazione di strategie europee fin dalla fase di sviluppo; la
previsione a monte del ricorso alle tecnologie digitali per la
produzione, postproduzione, distribuzione,
commercializzazione
e archiviazione dei programmi audiovisivi europei.
Sono
anche prese iniziative per garantire la partecipazione di
professionisti e formatori di paesi diversi da quelli in cui si
svolgono le azioni di formazione realizzate nell’ambito di tali
azioni.
- Migliorare la dimensione europea delle azioni di formazione audiovisiva.
Tale
obiettivo è perseguito mediante: il sostegno al collegamento in rete
e alla mobilità dei professionisti europei della formazione, come le
scuole europee di cinema,
gli
istituti di formazione; i partner del settore professionale;
la
formazione dei formatori;
il
sostegno alle scuole di cinema; l’adozione di azioni di
coordinamento e promozione egli enti sostenuti nel quadro del
programma; l’erogazione di borse destinate ai professionisti degli
Stati membri che hanno aderito all’Unione europea dopo il 30 aprile
2004 per la partecipazione alle azioni di formazione del programma.
- Sviluppo
Anche
per questo settore è previsto il conseguimento di due obiettivi.
- Sostenere lo sviluppo di progetti di produzione destinati al mercato europeo e internazionale, presentati da società di produzione indipendenti.
Per
la sua realizzazione sono sostenute le azioni di sostegno allo
sviluppo di progetti di opere audiovisive o di cataloghi di progetti,
e alla digitalizzazione delle opere audiovisive europee fin dalla
fase dello sviluppo.
- Sostenere l’elaborazione di programmi di finanziamento per le società e i progetti di produzione europei, in particolare il finanziamento delle coproduzioni.
Per
il suo conseguimento vengono promosse le azioni di: sostegno ai costi
indiretti (ad esempio i costi finanziari, d’assicurazione e di
garanzia di buona esecuzione) connessi con il finanziamento privato
dei progetti di produzione e coproduzione presentati dalle PMI;
promozione delle partnership tra PMI, in particolare società di
produzione indipendenti, e società che forniscono servizi finanziari
attive nel settore dell’elaborazione di programmi d’investimento
per lo sviluppo e la coproduzione di opere audiovisive con un
potenziale di distribuzione internazionale; incoraggiamento agli
intermediari finanziari a sostenere lo sviluppo e la coproduzione di
opere audiovisive con un potenziale di distribuzione internazionale;
sostegno alla cooperazione tra le agenzie nazionali attive nel
settore dell’audiovisivo.
Gli
interventi specifici a
valle della produzione investono
anch’essi due settori.
- Distribuzione e diffusione
In
questo settore gli obiettivi del programma sono cinque.
- Rafforzare il settore europeo della distribuzione incoraggiando gli operatori a investire nella coproduzione, acquisizione e promozione di film europei non nazionali e a definire strategie coordinate di commercializzazione.
Tale
obiettivo ha come azioni: il sostegno automatico agli editori di
opere cinematografiche e audiovisive europee su supporti destinati ad
uso privato (DVD, DVD-ROM), in funzione dei risultati da loro
ottenuti sul mercato in un determinato periodo; il sostegno deve
essere investito nell’edizione e distribuzione di nuove opere
europee non nazionali su supporto digitale; il sostegno alla
digitalizzazione dei contenuti per la distribuzione; l’incentivazione
alla creazione di cataloghi di opere europee in formato digitale
fruibili tramite i nuovi media, attraverso il sostegno alla
digitalizzazione delle opere e alla creazione di materiale
promozionale e pubblicitario su supporto digitale; la promozione
dello sviluppo di servizi digitali che comprendono cataloghi europei.
- Migliorare la circolazione di film europei non nazionali sui mercati europeo e internazionale mediante misure di incoraggiamento dell’esportazione, distribuzione su qualunque supporto e proiezione in sala.
Per
raggiungerlo sono incoraggiati: il sostegno selettivo ai distributori
cinematografici per la promozione e la commercializzazione di film
europei non nazionali; il sostegno particolare per i film che
promuovono la valorizzazione della diversità culturale e linguistica
europea; il sostegno alle sale cinematografiche di prima visione che
propongano una programmazione significativa di film europei non
nazionali per una durata minima di programmazione; il sostegno alla
creazione e consolidamento di reti di gestori europei per lo sviluppo
di azioni comuni a favore di tale programmazione; lo sviluppo di
azioni educative e di sensibilizzazione del pubblico giovanile nelle
sale; il sostegno alle società europee di distribuzione
internazionale di film cinematografici (agenti di vendita) in
funzione dei risultati da loro ottenuti sul mercato in un determinato
periodo (tale sostegno deve essere investito nell’acquisto di nuovi
film europei non nazionali e nella loro promozione sul mercato
europeo e internazionale).
- Promuovere la diffusione transnazionale delle opere audiovisive europee prodotte da società di produzione indipendenti, incoraggiando la cooperazione tra emittenti, da una parte, e produttori e distributori indipendenti, dall’altra.
Sono
azioni dirette al suo conseguimento: il sostegno alla realizzazione
di opere (fiction, documentari e animazione), che siano produzioni
indipendenti e coinvolgano almeno 3 emittenti televisive di più
Stati membri (un sostegno particolare è dato alle opere che
promuovono la valorizzazione del patrimonio audiovisivo e della
diversità culturale europea); il sostegno ai costi indiretti
connessi con il finanziamento della produzione di opere (fiction,
documentari e animazione) che coinvolgano almeno 3 emittenti di Stati
membri appartenenti a zone linguistiche diverse; il sostegno alle
società europee di distribuzione internazionale di opere audiovisive
(distributori internazionali) in funzione dei risultati da loro
ottenuti sul mercato in un periodo determinato (tale sostegno deve
essere investito nell’acquisto e promozione di nuove opere europee
sul mercato europeo e internazionale).
- Incoraggiare la digitalizzazione delle opere audiovisive europee e lo sviluppo di un mercato digitale competitivo.
Le
azioni previste per il raggiungimento di tale obiettivo sono: il
sostegno automatico agli editori di opere cinematografiche e
audiovisive europee su supporti destinati ad uso privato (DVD,
DVD-ROM), in funzione dei risultati da loro ottenuti sul mercato in
un determinato periodo; il sostegno deve essere investito
nell’edizione e distribuzione di nuove opere europee non nazionali
su supporto digitale; il sostegno alla digitalizzazione dei contenuti
per la distribuzione; l’incentivazione alla creazione di cataloghi
di opere europee in formato digitale fruibili tramite i nuovi media,
attraverso il sostegno alla digitalizzazione delle opere e alla
creazione di materiale promozionale e pubblicitario su supporto
digitale; la promozione dello sviluppo di servizi digitali che
comprendono cataloghi europei.
- Incoraggiare le sale cinematografiche a sfruttare le possibilità offerte dalla distribuzione digitale.
Per
realizzare tale scopo viene dato sostegno ai costi indiretti
sostenuti dai gestori delle sale cinematografiche per gli
investimenti in attrezzatura digitale.
- Promozione
Nel
settore della promozione gli obiettivi del programma sono quattro.
- Migliorare la circolazione delle opere audiovisive europee garantendo al settore audiovisivo europeo un accesso ai mercati professionali europei e internazionali.
Sono
finalizzate a conseguire tale obiettivo: l’assistenza tecnica e
finanziaria nel quadro di manifestazioni quali: principali mercati
europei e internazionali del cinema, principali mercati europei e
internazionali della televisione, mercati tematici, in particolare i
mercati dei film di animazione, dei documentari, dei sistemi
multimediali e delle nuove tecnologie; il sostegno alla creazione di
cataloghi europei e alla realizzazione di banche dati di cataloghi di
programmi europei destinati ai professionisti; il sostegno
all’organizzazione di forum per lo sviluppo, il finanziamento, la
coproduzione e la distribuzione di opere e programmi europei; le
campagne di marketing e promozione commerciale di programmi
cinematografici e audiovisivi europei allo stadio della fase di
produzione.
- Migliorare l’accesso del pubblico europeo e internazionale alle opere audiovisive europee.
Sono
azioni volte a conseguirlo: il sostegno a festival aventi in
programmazione un numero significativo di opere europee; il sostegno
a festival che contribuiscono alla promozione delle opere degli Stati
membri o delle regioni con scarsa capacità di produzione audiovisiva
e delle opere di giovani creatori europei, favorendo la diversità
culturale e linguistica e il dialogo interculturale; il sostegno alle
iniziative di educazione all’immagine organizzate dai festival e
rivolte al pubblico giovanile, in stretta collaborazione con la
scuola e con altre istituzioni; il sostegno ad attività promozionali
destinate al grande pubblico a favore della creazione cinematografica
e audiovisiva europea, organizzate da professionisti, in particolare
gestori delle sale cinematografiche, reti televisive pubbliche o
commerciali, festival e istituzioni culturali, in collaborazione con
gli Stati membri e la Commissione; il sostegno all’organizzazione
di premi e giornate dedicate al cinema europeo.
- Incoraggiare le azioni comuni tra enti nazionali di promozione di film e programmi audiovisivi.
Per
realizzare tale obiettivo sono incoraggiate le azioni di: sostegno
alla creazione di piattaforme europee di promozione; sostegno a
consorzi e organizzazioni ombrello europei per la promozione
nazionale e/o regionale sul mercato europeo e mondiale; sostegno al
collegamento in rete tra i festival, in particolare lo scambio di
programmi ed esperienze; sostegno al raggruppamento di progetti che
perseguono obiettivi identici, simili e/o complementari; sostegno
alla creazione di reti di banche dati e cataloghi.
- Incoraggiare la promozione del patrimonio audiovisivo e cinematografico europeo nonché il miglioramento dell’accesso ad esso da parte del pubblico sia a livello europeo che internazionale.
In
quest’ottica è favorito: il sostegno all’organizzazione di
eventi, mirati in particolare al pubblico giovanile, volti a
promuovere il patrimonio audiovisivo e cinematografico europeo.
- Progetti pilota
Possono
essere sostenuti per garantire l’adeguamento del programma agli
sviluppi del mercato, con particolare riferimento all’introduzione
e all’utilizzo delle tecnologie dell’informazione e della
comunicazione. In questo ambito è prevista anche l’organizzazione
di conferenze o eventi on e off-line per la diffusione di buone
prassi e risultati dei progetti pilota.
Alla
diffusione d’informazioni sul programma a livello nazionale
contribuisce la rete europea dei MEDIA Desk. Questi, alla stregua dei
Punti di Contatto Cultura debbono disporre di personale sufficiente e
in possesso delle qualifiche professionali necessarie alle mansioni
da svolgere, nonché delle competenze linguistiche adeguate per
lavorare in un ambiente di cooperazione internazionale; debbono avere
disporre di infrastrutture adeguate, in particolare per quanto
riguarda le attrezzature informatiche e i mezzi di comunicazione;
debbono, infine, operare in un contesto amministrativo che consenta
loro di svolgere opportunamente i propri compiti e di evitare ogni
conflitto d’interessi.
Beneficiari
del programma sono esclusivamente entità giuridiche: operatori e
professionisti del settore audiovisivo (scuole di cinema e
televisione, enti specializzati di formazione, società di produzione
indipendenti, società di distribuzione, emittenti televisive,
società specializzate nel multimedia, gestori di sale
cinematografiche, etc.) registrate in uno dei Paesi partecipanti al
programma.
Media
2007 è aperto agli Stati
membri dell’Ue, ai Paesi SEE (Norvegia, Islanda, Liechtenstein),
alla Svizzera, ai paesi candidati (effettivi e potenziali) Albania,
Bosnia-Erzegovina, Croazia, Ex Repubblica iugoslava di Macedonia,
Montenegro, Serbia (incluso il Kosovo) e Turchia.
Il
contributo comunitario può coprire fino al 50% dei costi totali
ammissibili delle azioni. Tale percentuale può raggiungere:
- il 60% dei costi, nel caso di azioni di formazione in Paesi o regioni con scarsa capacità di produzione di audiovisivi e/o ad area geografica o linguistica limitata e di progetti relativi ai settori B, C, D che promuovono la valorizzazione della diversità linguistica e culturale europea;
- il 75% dei costi, nel caso di azioni di formazione situate sul territorio degli Stati membri entrati a far parte dell’UE dal 2004.
In alcuni casi si tratta di sovvenzioni, ossia finanziamenti “a fondo perduto”, in altri di anticipo sui proventi condizionatamente rimborsabile, in altri ancora, di finanziamenti da reinvestirsi in analoghe o similari tipologie di progetti, in altri, infine, di linee di credito aperto per una durata triennale, al termine della quale, in funzione dell’impiego del finanziamento da parte del beneficiario e dei risultati conseguiti, possono trasformarsi in sovvenzioni, ossia finanziamenti “a fondo perduto” oppure tornare alla Commissione Europea.
Le risorse finanziarie disponibili ammontano indicativamente a 671 milioni di €, così ripartiti:
Le risorse finanziarie disponibili ammontano indicativamente a 671 milioni di €, così ripartiti:
SETTORI
|
PERCENTUALE
DELLE RISORSE
|
Settore A (Acquisizione e perfezionamento delle competenze nel settore audiovisivo) | 7% |
Settore B (Sviluppo) | 20% |
Settore C (Distribuzione e diffusione) | 55% |
Settore D (Promozione) | 9% |
Settore E (Progetti | 4% |
Considerazioni
conclusive
In
conclusione, non passa certamente inosservato come, all’interno del
settore culturale, l’unificazione
dei diversi programmi ed il superamento della loro limitata
settorialità ha portato, rispetto al passato, non solo
all’eliminazione dei problemi relativi alla frammentazione e alla
visibilità degli stessi, ma ha anche contribuito a rafforzare gli
ambiti di intervento nel settore culturale, sia sotto l’aspetto
della copertura di settori prima esclusi sia sotto il profilo
economico.
Cultura
2007 probabilmente, grazie all’introduzione di alcuni importanti
accorgimenti riuscirà a superare alcuni punti deboli di fronte ai
quali i programmi precedenti avevano fallito:
- le procedure di assegnazione dei fondi sono state semplificate rispetto al passato, probabilmente anche grazie all’ingresso nell’Unione di Paesi con un ritardo maggiore e una propensione minore alla partecipazione a complesse iniziative di sviluppo comunitarie;
- la mancanza di cooperazione e di scambi di conoscenze tra i candidati che spesso ha portato alla duplicazione dei progetti o ad una loro scarsa completezza dovrebbe essere superata dall’introduzione dei “Punti di contatto cultura”, il cui scopo, come detto, è sulla carta proprio quello di agevolare una maggiore conoscenza e diffusione dei programmi.
Di
impatto sicuramente positivo, per condivisione delle conoscenze,
visibilità, e ricaduta economica, è la possibile cooperazione con
le organizzazioni internazionali in campo culturale
Nonostante
tali aspetti positivi, rimangono ancora alcuni punti deboli
all’interno del sistema:
- la vaghezza dei criteri nella scelta dei progetti;
- la preferenza per le grandi reti e le grandi operazioni a discapito di quelle di minor ampiezza ma spesso più utili.
Rimane
poi un’incognita vedere se permarranno i consueti ritardi
nell’erogazione dei fondi assegnati, che spesso costringono i
beneficiari a pressanti impegni economici.
Può
essere utile, infine, passare in breve rassegna alcuni punti saldi
della politica culturale comunitaria raffrontandoli con la politica
interna su questo tema.
Sotto
il profilo dell’“utilità economica” del patrimonio culturale,
per l’Unione europea uno dei cardini del circuito artistico è
indubbiamente rappresentato dall’apertura ai privati, sia esponenti
della società civile - come gli organismi non
profit -
sia operatori economici. Così, in chiave comunitaria, ai fini
dell’erogazione dei contributi rileva la bontà del progetto
presentato piuttosto che la sua provenienza istituzionale. A ben
vedere, infatti, sono proprio le richieste dei privati le più
numerose e, di conseguenza, quelle che hanno maggiore probabilità
statistica di essere accolte. Nel
nostro Paese,
diversamente, l’ingresso dei privati nella gestione dei beni
culturali è stato ed è tuttora avversato da più parti, benché
negli ultimi anni il legislatore abbia mostrato qualche timida
apertura e nonostante i buoni risultati ottenuti dall’operato di
soggetti quali le fondazioni bancarie.
Va
ancora rilevata la costante attenzione dell’Unione verso la
formazione (anche continua) di professionalità nel settore
culturale, sia diretta (attraverso, ad esempio, il finanziamento di
corsi, di stages,
di opportunità lavorative) che indiretta (per esempio legata
all’applicazione delle nuove tecnologie al patrimonio artistico).
Anche in questo caso il miglioramento dell’offerta culturale per
essere più efficace, duraturo e visibile non può che passare
attraverso il canale del mercato e della società.
1
Ad esempio, grazie a questo programma le istituzioni comunitarie
hanno finanziato gli studi per il restauro di alcune statue del
Bernini, richiesto congiuntamente dalla Galleria Borghese e dal
Museo del Louvre di Parigi, nonché il progetto di atelier europeo
dei siti archeologici patrocinato dai rappresentanti dei siti di
Arles, Pompei e Messina.
2
L’Unione ha
finanziato, ad esempio, i progetti volti a far conoscere
Louis-Ferdinand Céline al popolo finlandese e Albert Camus a quello
greco.
3
Originariamente
il programma sarebbe dovuto scadere il 31 dicembre 2004, ma è stato
prorogato senza modifiche sino al termine del 2006 grazie alla
Decisione n. 626/2004/CE del Parlamento europeo e del Consiglio.
4
Tra le “azioni specifiche” possono essere ricordati, ad esempio,
il sostegno ai progetti di cooperazione intesi a conservare,
diffondere, valorizzare e salvaguardare il patrimonio culturale
comune d’importanza europea e l’incentivo alla creazione di
prodotti multimediali che rendano i beni culturali più percettibili
e accessibili a tutti.
5
Le “azioni integrate nel
quadro di accordi di cooperazione transnazionale” hanno ricompreso
la valorizzazione dei siti culturali e dei monumenti sul territorio
della Comunità e i progetti volti alla valorizzazione della
diversità culturale, delle radici culturali comuni e del patrimonio
culturale condiviso.
6
Si tratta di un documento redatto dagli Stati membri in
collaborazione con la Commissione Europea rivolto al conseguimento
di comuni obiettivi di sviluppo territoriale.
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