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Artisti figli di un Dio minore

L'arte è civiltà e progresso!
L'Artista è colui/colei che arricchisce di Bellezza la Società e il proprio Paese
Lo Stato sostiene tutte le attività e i servizi utili al buon funzionamento dello Stato Sociale. Paga i propri dipendenti, ma continua a dimenticare i propri artisti.
Noi artisti siamo i continuatori della tradizione artistica italiana, eredi e costruttori del presente e della storia dell'arte.
Quand'anche il ministro per i beni e le attività culturali si impegni nel promuovere e valorizzare, rendere fruibili i beni storici, continuando a dimenticare l'esistenza di chi l'arte la fa oggi, cerca di vivificare arte morta, lasciando morire l'arte contemporanea.

Non vogliamo qui parlare di spazi espositivi pubblici, che pure sono scarsi, o di promozione e valorizzazione degli artisti italiani in Patria e all'estero, bensì porre all'attenzione  la sopravvivenza!

Perché, diciamolo, noi artisti siamo considerati figli di un Dio minore, cittadini apolidi, salvo per il fisco, naturalmente che ci vessa e ci persegue.
Non siamo molti, non abbiamo peso politico ed elettorale, ma esistiamo!

Soffriamo di un preconcetto secondo il quale imparata l'arte dovremmo metterla da parte, facendo un altro lavoro per svolgere il nostro "a tempo perso". Perché non lo si chiede ad avvocati, medici, politici? Anche il nostro è un lavoro a tutti gli effetti, che ha bisogno dei suoi tempi e della libertà creativa.

Pertanto, non siamo qui a chiedere vitalizi o sussistenze, ci mancherebbe, oggi poi, in piena crisi economica; né vorremmo rientrare tra gli assegni di disoccupazione quando e se questi venissero mai erogati. 
Vogliamo, almeno, ci fossero concessi benefici fiscali che ci permettano di vivere.
L'arte ci rende liberi e, certamente, anche quando non paga ci appaga, ma da quando non ci sono i mecenati, chi ci permette di vivere di quella precarietà che è propria della nostra professione?
Vogliamo che vengano riconosciuti il coraggio, la passione e i sacrifici di tanti giovani (e loro famiglie), che scelgono percorsi scolastici d'arte, certi che alla fine degli studi, non troveranno nulla ad attenderli, se non sé stessi.

Vogliamo quindi, che siano sostenuti con sgravi fiscali i mecenati e, in prima battuta, le famiglie che sostengono le spese dei propri figli, durante il percorso di studi artistici. Allarghiamo lo sgravio fiscale del 19% che si offre a chi finanzia e sponsorizza restauri e operazioni culturali.
In un paese nel quale è previsto un tetto di 28.000 euro di detrazione fiscale annua, per chi svolga attività sportiva, professionale o dilettantistica; o lo sconto dal 22% al 4% dell'IVA sull'acquisto di  beni strumentali, per chi usufruisce della legge 104; perché gli artisti non hanno nessun benefit e si devono pagare l'acquisto dei beni strumentali a tariffa intera come chiunque altro?

Si potrebbero ideare politiche fiscali ad hoc per il settore culturale, che siano in grado contemporaneamente di incentivare le arti, sostenere l'attività degli artisti e di aumentare le entrate fiscali del Paese. 
Questa è la strada percorsa dal Messico, il primo Stato al mondo ad avere ideato un modo rivoluzionario di sostenere l’erario: gli artisti possono pagare le tasse sul reddito con le proprie opere d’arte. 
L’idea nacque nel 1957, quando David Alfaro Siquerios, uno degli artisti più influenti dell’epoca, contattò il segretario delle Finanze per liberare di prigione uno dei suoi amici, rinchiuso per evasione fiscale. Siquerios propose un pagamento in sue opere d’arti che andasse a colmare il debito fiscale dell’amico. Da allora il programma "Pago en Especie" ha raccolto 7000 opere tra dipinti e sculture con un meccanismo molto semplice: se un artista vende nel corso dell’anno da 1 a 5 opere d’arte, dovrà “versare” una sua opera d’arte; se ne vende da 6 a 8, dovrà pagare con due opere e così via con un massimo annuale fissato a 6 sculture o dipinti.


Programmi analoghi esistono anche in altri Paesi ed anche in Europa: nel Regno Unito, infatti, dal 2012 è possibile per persone e imprese donare opere d’arte in cambio di una riduzione delle tasse sul reddito. Questo programma ha generato nel periodo 2012-2013 un risparmio per i contribuenti pari a 536.000 dollari. Se consideriamo che la cultura può essere una leva con cui rilanciare l’economia di un Paese, stimolando la produttività e la capacità di innovazione delle persone, sembra logico utilizzare una politica fiscale che sia in grado di incentivare le arti.

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