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Senso del Paesaggio

«Territorio, quale viene percepito dagli abitanti del luogo o dai visitatori, il cui aspetto o carattere derivano dalle azioni di fattori naturali e/o culturali (antropici)»

Nei contesti paesistici tutto è solido e stabile nel dinamismo lento, frutto dell'instancabile sovrapporsi di azioni umane, innumerevoli quanto irriconoscibili nella loro singolarità, quanto piuttosto nella pluralità; ritocchi infiniti ad una medesima opera d’arte, di cui l'iconografia di base si preserva oltre il tempo e gli interventi successivi; per cui, tutto muta nel particolare, pur cambiando poco nell'ampio insieme che racconta la nostra identità e qualità di popolo, in una sintesi suprema di memoria visibile, ordinatamente disposta che crea armonia.
Infatti, i paesaggi non sono ammassi informi, né somme di entità, ma ordini complessi, involontari e spontanei pur autoregolati, dove miriadi di attività si sono fuse in un tutto armonioso, nella storia antica, perdendo equilibrio ed intonazione in un contemporaneo frammentato e astorico, fuori tempo e fuori luogo, che crea spesso non luoghi. Perché armonia e bellezza ci sono poco note, in quanto non vi siamo stati educati. Da qui nascono ecomostri e assenza di rispetto storico ed urbanistico.
Crea cultura del paesaggio e dell’ambiente, soltanto la consapevolezza e percezione del sorgere di un borgo dalle case disposte armoniosamente a cascata, omogenee in altezza e colorate con la tavolozza del territorio che la circonda; di una villa col suo regolare giardino, o di una fattoria tra i campi, che hanno saputo inserire brani d’arte, con rispetto, in tessuti pluristratificato di altro genere, universalmente umani.

Ma la permanenza tendenziale del paesaggio si è ripetuta e mantenuta tale fino all'avvento dei grandi mezzi meccanici che hanno cominciato a distruggere gli equilibri e a divorare il territorio con la cementificazione rapida e selvaggia.

Abbiamo cominciato a trattare arbitrariamente i paesaggi, come gli eredi fanno con un bene architettonico antico, ritenuto più banalmente vecchio; spadroneggiando, i poteri speculativi, in cui pochi a proprio vantaggio economico, hanno violentato paesaggi e luoghi, disfacendo il delicato ricamo territoriale tradizionale, appartenente a tutti oggi, in quanto tutti ieri, in quei luoghi, hanno avuto progenitori che hanno partecipato ad inserire la loro tessera in quei mosaici perfetti, che oggi abbandonati quando non manomessi, si sbriciolano o cadono in rovina. L’arbitrio del privato nell'assetto territoriale pubblico, gli fa perdere in tal modo la sua natura storica, rivelando la miopia e il cinismo dell'economia più barbara del nostro tempo alla quale si lega o si piega il nostro Stato che non sa difendere e salvare centri storici, ambienti e suoli agricoli.

Solo il presidiare e riutilizzare da parte degli abitati, il perpetuarsi o il riprendere a coltivare dell'agricoltura, possono salvaguardare il patrimonio naturale, architettonico ed artistico, nel quale i contadini sono stati gli architetti dei campi e i pastori dei pascoli come i muratori delle costruzioni.

Solo l'Italia - penisola e isole densissime di storia - possiede quell'intreccio fra natura e stratificazione di edificato di epoche storiche millenarie che ne fa un caso straordinario di amalgama fra geografia, storia e arte.
S'intende così, come i paesaggi delle nostre città ed aree rurali - spartiti musicali punteggiati come note da edifici singoli e borghi, livellati a regola d’arte sui pendii da infiniti muretti a secco, caratterizzati da pascoli non coltivati e da boschi, fin dove la terra arriva ad altitudini inospitali – debbano essere preservati in quanto nostri beni più preziosi, giardini emozionali diffusi, riassunti estesi e materiali dell'umanità passata, in perenne dialogo con noi viventi.
Dobbiamo trattare questi paesaggi come si fa con un racconto, che ammette variazioni sul tema, interpretazioni, ma non inserti incongrui, come la brutta speculazione edilizia. Bastano presenze incongrue, come capannoni, o inutili autostrade, la soppressione di strade ferrate o la dismissione ed abbandono di strade provinciali, per inquinare per sempre un luogo ameno, dove sguardo e spirito, un tempo vagavano con lentezza a favore dello stile di vita, riposando e passeggiando nella memoria.
Per non dire delle architetture di pregio o siti archeologici che, se circondati da campi rovinati, uniformati o soffocati da costruzioni a macchia d'olio, spesso brutti rustici abusivi, perdono il loro incanto.
La biodiversità è tale per natura, agricoltura e paesaggio urbano.

Il paesaggio, quindi, ha come caratteristica, d’essere formato da entità singole a tal punto armoniosamente interconnesse, da non consentirne la percezione come individualità, prevalendovi un contesto naturale ammantato di storia, dove la natura per lo più sottostante è come un basso continuo realizzando il complesso di una sinfonia.

Un universo inscindibile, un “sistema”, dove natura, storia e arte si compongono in un equilibrio sinergico, posto che si mantengano fossi e muretti a secco, la trama variegata dei campi, l'alternarsi e avvicendarsi di colture plurime, il bosco; un sistema nel quale l'agricoltura presidia la manutenzione di un intero paese, le biodiversità, oltre che la produzione a km 0 del nutrimento per uomini e animali.
Sistemi essenziali fatto di insiemi nei quali ogni elemento è importante nel dialogo con gli altri; come da una città non possiamo togliere i quartieri popolari che circondano i palazzi, senza snaturare i palazzi stessi, così ogni campo, filare d'alberi, strada serpeggiante e casolare ne sonno parte essenziale dell'insieme, e quindi del “sistema”. Insomma i paesaggi non consentono riassunti arbitrarie da parte di chicchessia.

È questa la magia dei contesti.L
'insegnamento della storia dell'arte e della geografia nelle scuole, purtroppo, generalmente non contemplano una tale prospettiva ambientale e culturale integrata, perché è insito nel metodo didattico, scegliere la frammentazione. L’approccio scientifico in geografia, rimane staccato da quello umanistico.
Così come i nostri giovani sanno cosa è un'opera d'arte e cosa un'opera della natura, ma hanno meno chiaro cosa sia un'opera di storia stratificata e/o un contesto paesaggistico, fatto di qualità e di quotidianità, unite insieme.

Insomma è carente una concezione antropologica e storica della natura, dell’intervento umano e dell'arte sintetizzati nel paesaggio; per cui, o si vede soltanto la natura, come se fossimo in Amazzonia, o il manufatto, o solo l'oggetto artistico, come se avessimo davanti monumenti insigni o quadri d'autore. Gli approcci naturalistico, storico e artistico hanno ciascuno una pari dignità conoscitiva, osservano tutti aspetti rilevanti della realtà.

Quanto fin qui detto compone un sistema che, partendo dal particolare dei singoli beni, dialogando con il vasto ambiente paesaggistico, ritrova il tutto.
Non più quindi beni architettonici come singole perle isolate, ma come beni in sé e al contempo come fulcro di territori, inseriti armoniosamente in essi, da riscoprire nella loro più vasta accezione naturale e culturale, in una sinergia incessante fra le parti e il tutto e fra le diverse caratteristiche naturali, storiche e artistiche che caratterizzano l'affresco territoriale, la sua identità, il genius loci.

Avanzare nel territorio riconquistando il nostro patrimonio comune - in cui le tradizioni vanno, più che ereditate, riconquistate – patrimonio perduto, identità perduta, nella distrazione dell’epoca contemporanea, che predilige digitazioni, visioni a schermo, comunicazioni istantanee, esotismi lontani divorati in un attimo, in fretta e superficialmente.
Quindi, sono innanzi tutto i nostri luoghi, le nostre regioni, il nostro Paese, che dobbiamo riconquistare nello spirito, in un tempo lento, capace di educarci, informarci e formarci. Ma per ciò serve studio, riflessione, attenzione, cioè cultura; non mera comunicazione, dove non si fanno passi avanti, reiterando il già visto e detto.
In questa riscoperta dell'Italia, da parte nostra e del globo, sta la possibilità importante di sviluppo culturale, civile ed economico della nostra Penisolabella, in questo tempo di crisi, prendendo forza la resilienza attraverso la glocalizzazione, assieme al ritorno ad una crescita e ad uno sviluppo sostenibile.



«"Paesaggio" designa una determinata parte di territorio, così come è percepita dalle popolazioni, il cui carattere deriva dall'azione di fattori naturali e/o umani e dalle loro interrelazioni.»
(Capitolo 1, art. 1 lettera a)

«... paesaggi terrestri, le acque interne e marine. Concerne sia i paesaggi che possono essere considerati eccezionali, sia i paesaggi della vita quotidiana sia i paesaggi degradati."»
(art. 2)
Dalla Convenzione Europea del Paesaggio, documento adottato dal Comitato dei Ministri della Cultura e dell'Ambiente del Consiglio d'Europa il 19 luglio 2000, ufficialmente sottoscritto nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio a Firenze il 20 ottobre 2000. 
È stata firmata dai 27 Stati della Comunità Europea e ratificata da dieci, tra cui l'Italia nel 2006.

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