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Aleppo, o cara


Un omaggio ai miei ragazzi del 2003 dell’Accademia di Belle Arti di Aleppo (nella foto), a Nur la mia giovane intelligentissima interprete e ad ognuna delle persone ritratte, alla fantastica Aleppo, nel pensiero angoscioso delle perdite. E un caro ricordo per il mio amico Paolo Dall'Oglio, Padre Paolo, col quale condivido l'amore per questa terra martoriata e per questo meraviglioso popolo.


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Arrivai ad Aleppo per la prima volta nel dicembre 2003.

In qualità di docente di fotografia della RUFA Libera Accademia di Belle Arti di Roma, mi era stato chiesto di andare ad insegnare alla PUSA Libera Accademia di Belle Arti di Aleppo. 

Dopo tre ore di volo da Roma, planando, dal finestrino, la periferia di casette bianche sparse in un territorio semidesertico, tranquillo, sereno,  luminoso.

Sereno e accogliente, questi gli aggettivi che permeavano Aleppo e la sua gente.

Altro aggettivo, accogliente; a tal punto che il mio primo contatto umano fu con un poliziotto che mi spiazzò.

Entrando nell’aerostazione con la mia pipa in bocca, spenta, mi venne incontro un poliziotto, pochi attimi di preoccupazione, poi infila una mano in tasca, tira fuori un accendino e porgendomi la fiamma mi augura il benvenuto.

A come Aleppo, Accoglienza, Accettazione.
La Siria, come terra di mezzo tra culture e religioni è modello di tolleranza, per la strada vedo donne con il burqa e vestite all’occidentale, fino a ragazze con la minigonna; trovi Moschee, Chiese cattoliche e Sinagoghe.
 
ALEPPO COME SREBRENICA. LA COMUNITA’ INTERNAZIONALE FERMI IL GENOCIDIO IN SIRIA

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