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Geografia madre della nostra identità

Amiamo la Geografia perché la nostra vita non diventi un non luogo.
A questo serve la Geografia, parte integrante dell’individuo, che, per vivere responsabilmente e consapevolmente, si deve chiedere chi sono, dove sono, dove vado.

Quanti bambini ragazzi adulti non sanno dove sono, come orientarsi nei luoghi in cui vivono, non conoscono tradizioni, cibi, produzioni agroalimentari e cucine tipiche; quali i mestieri antichi, ma anche i beni artistici, archeologici, culturali ed ambientali che li circondano, che devono appartenergli. Quanti vivono con consapevolezza l’identità dei luoghi e dei  territori che li rendono unici nel mondo globalizzato, fieri delle proprie radici?
I giovani abbandonano l’Italia, ma quanti di loro sanno cos’è l’Italia?

Eppure, paradosso italiano, mentre si festeggiano i 150 anni della Società Geografica Italiana, siamo orfani dell’insegnamento della materia nelle nostre scuole.

Geografia vuol dire conoscenza di sé, della propria identità materiale e immateriale, data dalla storia del vissuto, nell’ambito del territorio in cui si nasce; e da lì, il proprio posto e ruolo nel mondo, più o meno globalizzato.
Oggi, nell’epoca di internet e delle mappe online, c’è chi afferma l’inutilità d’insegnare la Geografia, eppure nella trasmissione delle conoscenze umane, tutto è importante per costruire l’Uomo.

Quando vien meno la curiosità, la fame di conoscenza, quando prende il sopravvento la presunzione dell’ignoranza, è il momento dell’ottusità, dell’arroganza, della chiusura, dell’inaridimento, dell’incapacità degli individui e delle società di contribuire al processo di evoluzione e progresso; non si è più individui, persone, artefici della propria vita, ma ci si lascia vivere, ci si adegua alla massa, si lascia che la vita, cioè altri vivano per noi, ci indichino la strada, perché noi abbiamo perso la nostra; seguiamo pedissequamente e acriticamente, scelte imposte.

Ma il presente ed il futuro siamo noi, noi che abbiamo un passato da conoscere e sviluppare, e la Geografia ci aiuta nella conoscenza di noi stessi come individui inseriti nel mondo.
Si cresce in sapienza e consapevolezza, facendo esperienza, rivivendo ciò che altri hanno già vissuto e raccontato.
Per far questo, per orientarsi nella vita e nel mondo che ci circonda, c’è bisogno della Geografia, e per percorrere la nostra strada c’è bisogno di mappe e di guide che ci insegnino a leggerle e ad orientarci; che ci accompagnino camminando accanto a noi, con lentezza, per lasciare tempo ai racconti e alle domande, di vivere, vedere, conoscere e metabolizzare i luoghi e i territori che attraversiamo giornalmente.

Fretta, velocità, competitività, non si addicono alla cultura e alla conoscenza, quindi neanche alla Geografia delle emozioni e delle esplorazioni.

Ogni bambino dovrebbe trovare negli adulti il primo approccio alla propria Geografia; i genitori che insegnano a fare i primi passi, dovrebbero insegnare a camminare sulla propria strada suggerendo la direzione utile a conoscere il mondo. Ogni viaggio di esplorazione, per una buona riuscita, ha bisogno di essere preparato con attenzione, e la preparazione richiede il suo tempo.
Ogni uomo e donna, viaggiatori del proprio tempo e della loro storia, ci mettono nove mesi di preparazione prima di intraprendere il loro cammino; e quando nascono, trovano i genitori, prime guide per orientarsi. Sono loro ad insegnare i primi rudimenti di Geografia, al bambino che, entusiasta di ogni cosa che lo circonda, perché nuova e sconosciuta, apprende il senso di orientarsi nello spazio attraverso la Geografia dei luoghi vissuti quotidianamente: dalla culla alla cameretta, alla propria casa; quella casa che diventa la prima palestra di esplorazioni e scoperte, per crearsi la prima mappa geografica, esperienziale, emozionale, mentale e sensoriale.

Successivamente, la scuola dovrebbe affiancarsi e aggiungersi come altra guida ed accompagnatrice.
Ma le nostre guide, famiglia e scuola, purtroppo hanno perso la bussola, spesso autoreferenziali, indicando pretendono che si guardi il dito e non la luna; uccidono la fantasia e si allontanano dall’anima di bambini e ragazzi. Non conoscono più ciò che devono tramandare, non sanno più soddisfare la sete di conoscenza giovanile, soggette come sono ad un arido consumismo, e ad una falsa visione del futuro, fatta di sopraffazione, ambizione, fretta e superficialità. Perfino i viaggi sono ormai mordi e fuggi o a scopo di lucro.

La Geografia è una grande maestra, che sa di storia, filosofia, economia, storia, agricoltura, cucina, antropologia, etnografia, arte, scienze, botanica, cultura generale e vita; insegna ad orientarsi nel mondo conosciuto, sconosciuto a noi; comincia dal nostro quartiere e dalla nostra città e via via, a cerchi concentrici, espande le nostre conoscenze ai paesi e ai centri urbani vicini, a fiumi, laghi, pianure, colline e montagne della nostra regione, del nostra Italia, giungendo oltre i confini, all’Europa, ai paesi del Mediterraneo, al mondo intero.

Così, se anche se tutte le terre fossero state scoperte, conosciute e tramandate, ognuno deve far proprie queste conoscenze ed esperienze, perché l’esperienza, pur se simile, non è mai uguale.

Se ogni angolo della terra è oggi conosciuto e mappato dalla Geografia, raggiungibile virtualmente attraverso internet e fisicamente con l’uso di un aereo, raccontato dai documentari, il mondo, per diventare reale deve essere vissuto e per ogni uomo è sempre nuovo e foriero di scoperte.

Geografia, entusiasmo, emozione e curiosità della scoperta, le molle che hanno mosso l’uomo dai suoi primordi, che l’hanno fatto progredire nelle sue conoscenze e nelle sue scoperte, nella civiltà.

Perché Geografia non è solo mappatura e conoscenza delle terre emerse, ma è anche conoscenza di sé e degli altri, dei popoli che le abitano; e di tutto ciò che gli uomini con le proprie caratteristiche, culture, religioni, filosofie, civiltà, hanno prodotto e lasciato come testimonianza nel tempo, diventando potenzialità per arricchirci e progredire per un presente, un futuro, un mondo migliori.
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