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Prendo spunto dal momento di panico del neo presidente del Consiglio Giuseppe Conte (classe 1964) - professore ordinario presso la Libera Università Maria Santissima Assunta, l'Università Roma Tre e l'Università di Sassari; professore ordinario di diritto privato presso l'Università di Firenze e presso l'Università Luiss - che, al momento di iniziare il suo discorso di presentazione alla Camera, non trovava il foglio col testo della scaletta (vedi il video).Accidenti professore, ma nel 2018 gli appunti si scrivono al computer, si salvano su cloud e ci si dota di un tablet! L'amico e sodale Di Maio, 5 Stelle movimento nativo digitale, avrebbe dovuto suggerirglielo. Allora mi è venuto da pensare che la vera rivoluzione per una nuova Italia, dovrebbe passare non dal reddito di cittadinanza ma dalla digitalizzazione di cittadinanza per superare il Digital divide (Divario digitale), finanziato dallo Stato con l'alleanza e gli investimenti strategici delle imprese del settore, nazionali ed internazionali. Mi è venuto spontaneo chiedermi, perché i 5 Stelle che sono per una democrazia partecipata attraverso la rete, per far crescere la partecipazione, non hanno puntato pesantemente sulla pianificazione per la dotazione e uso massivo del mezzo digitale e della rete. L’investimento nel digitale per il superamento del Digital divide, quindi, dovrebbe essere l’obiettivo principale del governo italiano per una rete di tutti e per tutti.Oltre alla Pubblica Amministrazione, dare a tutti un personal computer e/o un tablet, imporre l'alfabetizzazione digitale nelle scuole e permanente, studiare e applicare un piano infrastrutturale digitale per raggiungere ogni angolo della penisole, montagne ed isole comprese, con la banda larga, il wi-fi pubblico, la fibbra ottica. A differenza del Reddito di Cittadinanza, sarebbe uno stanziamento di fondi, un investimento finalizzato allo sviluppo e all'occupazione. Ci riempiamo la bocca di Europa matrigna, di Francia e Germania che ci vogliono male, ma il programma del nuovo governo tedesco comprende 12 miliardi di euro da destinare nella banda larga e ultralarga; l’obiettivo della cancelliere tedesca Merkel è di realizzare la gigabit society entro il 2025, “senza escludere le aree meno urbanizzate e di stampo rurale”. In Francia, già da quest’estate, il presidente Macron ha annunciato di voler abbattere il digital divide del Paese, anticipando al 2020 la copertura a banda larga di tutto il territorio.
Sappiamo, per altro, che in Italia, dall’anno scorso, sono partite sperimentazioni di bande larghe mobili 5G in alcune nostre città, con investimenti previsti di 190 milioni di euro. Ma le risorse appaiono ancora esigue rispetto all’obiettivo di “industria 4.0”, che dovrebbe diventare anche “agricoltura 4.0”.
In un paese, nel quale, come al solito, ci si muove in ordine sparso, oltre ad avere il divario nell'accesso reale alle tecnologie, la disparità nell'acquisizione di risorse o capacità necessarie a partecipare alla società dell'informazione e della partecipazione attiva, con un Digital divide in ordine sparso, abbiamo bisogno di andare oltre il "Digital divide di secondo livello" divario esistente tra diverse persone, o gruppi sociali in una stessa area, divario esistente tra diverse regioni, a livello europeo e globale. 

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