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Il Paesaggio Culturale Italiano


Paesaggi, luoghi cari alla memoria, paesaggi entrati a far parte di un immaginario collettivo; quelli che ci fanno viaggiare tra le pagine di un libro o percorrere chilometri lungo una Penisola ai più, a volte, ancora sconosciuta. 
Poi vennero i Parchi Letterari, nati nel 1992 ad opera di Stanislao Nievo, giornalista e scrittore, pronipote di Ippolito, attraverso l'omonima Fondazione. 
Dal 2012, gli stessi vengono istituiti, con marchio registrato, dalla Società Dante Alighieri, istituzione culturale fondata nel 1889 da Giosuè Carducci per la promozione della lingua italiana. 
Nati anche grazie a fondi europei e con il patrocinio dell’Unesco, le iniziative riportate dall’Enciclopedia Treccani comunque ben travalicano le 17 realtà segnalate sul sito ufficiale. 

In geografia, il paesaggio è definito come il complesso di elementi che costituiscono i tratti fisionomici di una porzione della superficie terrestre.

Il paesaggio è però anche «componente essenziale del contesto di vita delle popolazioni, espressione della diversità del loro comune patrimonio culturale e naturale e fondamento della loro identità». In quanto tale, merita un’attenzione particolare per la sua conservazione e salvaguardia, oltre che per il suo recupero, la riqualificazione e la valorizzazione. 

I paesaggi culturali sono stati definiti dal Comitato per il Patrimonio dell'umanità come aree geografiche o proprietà distinte che in modo peculiare "... rappresentano l'opera combinata della natura e dell'uomo".
Questo concetto è stato adattato e sviluppato nell'ambito dei forum internazionali sui patrimoni dell'umanità (UNESCO) come parte di uno sforzo internazionale per riconciliare "... uno dei più pervasivi dualismi del pensiero occidentale - quello di natura e cultura".

Il Comitato per il Patrimonio dell'Umanità ha identificato e adottato tre categorie di paesaggio culturale, che spaziano da quei paesaggi "modellati" in modo più deliberato dall'uomo, attraverso un'ampia gamma di "opere" combinate, fino a quelli "modellati" in modo meno evidente dall'uomo (ancora altamente apprezzati).

Si muove quindi in questa direzione la Convenzione Internazionale dell’UNESCO, quando nel 1992 introduce il concetto di paesaggio culturale, considerato come rappresentazione dell’opera combinata della natura e dell’uomo, specificandone tre categorie principali:

I paesaggi costruiti dall’uomo (come giardini e parchi)

I paesaggi organicamente creati (come un sito archeologico), o paesaggi continui (come terreni agricoli)

I paesaggi culturali associativi, che possono essere apprezzati per le "associazioni religiose, artistiche o culturali dell'elemento naturale".

A livello locale gli obiettivi sono esplicitati e tradotti in politiche pratiche dei singoli Stati. 
Citiamone alcune:

- la Convenzione di Berna del 1979 si prefigge la tutela degli habitat specifici di specie animali e vegetali

- la Convenzione di Salisburgo del 1991 (in collaborazione sovranazionale tra Italia, Francia, Germania, Liechtenstein, Svizzera, Principato di Monaco, Slovenia e Comunità Europea),  e il successivo protocollo di Chambery del 1994stabiliscono e regolamentano la protezione della natura e del paesaggio alpino.

- la Convenzione di Granada per la tutela del patrimonio architettonico d’Europa, del 1985, che impone la tutela del patrimonio architettonico come espressione irripetibile della ricchezza e della diversità del patrimonio culturale d’Europa.

- la Convenzione de La Valletta, del 1992, per la tutela del patrimonio archeologico, come fonte della memoria collettiva europea. 

Nel 2004 la Convenzione Europea del Paesaggio riafferma e sintetizza il concetto di paesaggio come risorsa fondamentale del patrimonio comune, culturale e naturale, dei popoli europei. Esprime il diritto dei popoli di vivere in un paesaggio di qualità e auspica il ruolo attivo dei cittadini nelle decisioni concernenti il paesaggio, la sua protezione, conservazione e gestione.



Il concetto di "paesaggi culturali" trova le sue origini nella tradizione europea della pittura paesaggistica.
Dal Cinquecento in poi, molti artisti europei dipinsero paesaggi che tendevano a prevalere sui personaggi, riducendo questi ultimi a figure immerse in scenari più ampi, definiti dal punto di vista della regione.

La parola "paesaggio" viene da "paese", sul modello del francese paysage, e contiene quindi in sé l'idea di un territorio omogeneo sotto un determinato aspetto. 
Propriamente, esso può essere definito come la "particolare conformazione di un territorio che risulta dall'insieme degli aspetti fisici, biologici e antropici".
Questo concetto del paesaggio come prodotto finale dell'azione di diversi fattori è ancora più chiaro nel termine corrispondente inglese, landscape, che combina la parola land, "terra", con un verbo di origine germanica, scapjan/shaffen, "trasformare, modellare", per significare, letteralmente, "terre trasformate".
Le terre erano allora considerate come modellate dalle forze naturali, ed i dettagli peculiari di tali landshaffen ("terre modellate") divennero esse stesse il soggetto dei dipinti paesaggistici.

Al geografo Otto Schluter si attribuisce di aver usato formalmente per la prima volta "paesaggio culturale" come termine accademico all'inizio del XX secolo.
Nel 1908, Schluter sostenne che la definizione della geografia come Landschaftskunde ("scienza del paesaggio") le avrebbe dato dal punto di vista logico una materia di studio non condivisa con nessun'altra disciplina.
Egli definì due forme di paesaggio: lo Urlandschaft (tradotto: "paesaggio originario"), o paesaggio che esisteva prima di cambiamenti rilevanti indotti dall'uomo, e il Kulturlandschaft (tradotto: "paesaggio culturale"), un paesaggio creato dalla cultura umana. Il compito principale della geografia era di tracciare i cambiamenti in questi due paesaggi.

Fu probabilmente Carl O. Sauer, studioso di geografia culturale e umana, la più influente figura che promosse e sviluppò l'idea dei paesaggi culturali.
Sauer era determinato a sottolineare l'azione della cultura come forza capace di modellare i tratti visibili della superficie terrestre in aree limitate. 
Nell'ambito della sua definizione, l'ambiente fisico mantiene un significato centrale, come il mezzo con il quale e attraverso il quale le culture umane agiscono.
La sua classica definizione di un "paesaggio culturale" è la seguente:

“Il paesaggio culturale è forgiato da un paesaggio naturale ad opera di un gruppo culturale. 
La cultura è l'agente, gli elementi naturali sono il mezzo, il paesaggio culturale è il risultato."

A partire dal primo uso formale del termine da parte di Schulter e dall'effettiva promozione dell'idea da parte di Sauer, il concetto di "paesaggio culturale" è stato in vario modo utilizzato, applicato, dibattuto, sviluppato e raffinato all'interno del mondo accademico, fino a quando, nel 1992, il Comitato per il Patrimonio dell'Umanità deliberò di organizzare una riunione degli "specialisti" per consigliare ed assistere la riscrittura delle Linee guida operative del Comitato al fine di includere i "paesaggi culturali" come opzione per l'inserimento nella lista dei patrimoni di proprietà che non avessero una forma né puramente naturale né puramente culturale (cioè i patrimoni "misti").

Nel 2006, una revisione accademica degli sforzi combinati del Comitato per il Patrimonio dell'Umanità, dei vari specialisti nel mondo e delle nazioni per applicare il concetto di "paesaggi culturali", osservò e concluse che:

"Anche se il concetto di paesaggio è stato per qualche tempo sganciato dalle sue originali associazioni artistiche, ... c'è ancora una visione dominante dei paesaggi come una superficie incisa, affine ad una mappa o a un testo, dalla quale possono essere letti in modo semplice il significato culturale e le forme sociali."

In ambito accademico, qualsiasi sistema d'interazione tra l'attività umana e l'habitat naturale è considerato come un paesaggio culturale. 
In un certo senso quest'accezione è più ampia della definizione applicata nell'ambito dell'UNESCO, includendo, come fa, quasi l'intera superficie occupata del mondo, più quasi tutti gli usi, le ecologie, le interazioni. le pratiche, le credenze, i concetti e le tradizioni delle persone che vivono all'interno dei paesaggi culturali.

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