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Rosa, quando un colore diventa stereotipo e regola sociale sessista

Quanto stupide possano essere le regole non scritte e stereotipate appartenenti alle società ottuse ed ignoranti!

Ci sono cose da maschi che le femmine non possono fare e ci sono cose da femmine che è vergognoso che i maschi facciano: tra queste, indossare qualcosa di rosa. 

Quello dei colori attribuiti in modo automatico a bambini e bambine è uno degli stereotipi più radicati e scontati legati alla differenza di genere, e questo stereotipo è la prima distorsione educativa che porta, nel mondo occidentale alla ghettizzazione delle donne.

Eppure il rosa è il colore più antico del mondo come ha confermato un gruppo di ricercatori australiani che ha scoperto antichi pigmenti rosa in rocce vecchie di 1.1 miliardi di anni sotto il deserto del Sahara - più precisamente nel bacino di Taoudeni in Mauritania, nell'Africa occidentale - ribattezzandoli immediatamente i colori più antichi di sempre.

La prima cosa da sapere è che l’associazione tra rosa e femminino avviene solo in tempi relativamente recenti e per una scelta arbitraria. 

Per secoli, infatti, il colore rosa rimase asessuato. 

Nel 1700 era perfettamente normale per un uomo indossare un abito di seta rosa con ricami floreali. 

I bambini e le bambine fino ai 6 anni erano vestiti e vestite con abiti lunghi di colore bianco senza sostanziali differenze tra maschi e femmine, se non qualche piccolo particolare come per esempio la posizione dei bottoni.

Più che basata sul sesso, la distinzione degli indumenti avveniva per età: differenziava semplicemente i più piccoli dai più grandi.

Il colore rosa era infatti considerato simbolo di passione e mascolinità, una versione del rosso più adatta alla vita sociale, che si allontanava dall'accezione “bellicosa” a cui quest'ultimo era legato.. 

Si pensi che il rosa non solo veniva indossato dagli uomini, ma alle bambine era perfino consigliato il colore blu.

Oggi la regola generalmente accettata è: rosa per i maschi e blu per le femmine, in quanto il rosa, essendo un colore più deciso e forte, risulta più adatto al maschio, mentre il blu, che è più delicato e grazioso, risulta migliore per le femmine.

Ma come si arrivò a trasformare il rosa nel colore che più di ogni altro possiede un significato sociale e una forte associazione al genere femminile? 

La parola “pink” (rosa in inglese) comparve per la prima volta verso la fine del 1700 ed allora il termine non era legato ad un genere come lo è oggi, che lo vede fortemente associato alla femminilità; erano tempi, quelli, infatti, in cui anche gli uomini indossavano il rosa.

Ma fu a partire dagli anni 1940, che le aziende di abbigliamento iniziarono a produrre indumenti femminili in rosa e indumenti maschili in blu, senza nessuna ragione apparente se non quella per cui la certezza fosse che i due sessi preferissero il nuovo colore che gli era stato assegnato.

In realtà, alcuni studi condotti sull’argomento hanno rivelato che non è affatto realistica la credenza secondo cui le persone di sesso maschile preferiscano il blu e quelle di sesso femminile amino il rosa; tanto che alcune ricerche hanno mostrato come il rosa, tra gli adulti, sia uno dei colori tra i meno amati.

Uno dei primi riferimenti all’attribuzione dei colori al sesso si trova in “Piccole Donne” della scrittrice Louisa May Alcott, dove un nastro rosa è usato per identificare la femmina e uno azzurro il maschio, sebbene la stessa Alcott, la definisca come “moda francese”, quindi non ancora una regola riconosciuta ovunque, ma un vezzo “esotico”:

Nel 1918, "Earnshaw’s Infants’ Department", rivista specializzata in vestiti per bambini, specificava addirittura che «la regola comunemente accettata è che il rosa sia per i bambini, il blu per le bambine: questo perché il rosa è un colore più forte e deciso, più adatto ad un maschio, mentre il blu, che è più delicato e grazioso, è più adatto alle femmine». 

Il rosa veniva visto più vicino al rosso (colore forte e virile legato agli eroi e ai combattimenti) mentre il blu veniva associato al colore del velo con cui veniva rappresentata la Vergine Maria. 

Poi arrivarono i soliti americani che "democraticamente" cominciarono ad imporre le loro regole.

Nel 1927 la rivista Time pubblicò un grafico che confermava questa tendenza e mostrava i colori più appropriati per maschi e femmine secondo i principali produttori e venditori di vestiti negli Stati Uniti.

Eppure tra gli anni 1930 e 1940 le cose iniziarono a cambiare: gli uomini cominciarono a vestire con colori sempre più scuri, associati al mondo degli affari, per distinguersi dalle tinte chiare percepite come più femminili e legate alla sfera domestica. 

L’abbigliamento di bambini e bambine iniziò a venire differenziato in età sempre più giovane, anche a causa della crescente diffusione delle teorie di Freud legate alla sessualità e alla distinzione di genere. 

Siamo ancora in una fase incerta, comunque: per parecchi decenni, fino alla Seconda Guerra Mondiale, i colori continuarono a essere usati in modo intercambiabile.

Fu una scelta del tutto arbitraria, il rosa finì per essere identificato con le donne e divenne onnipresente non solo nell’abbigliamento ma anche nei beni di consumo, negli elettrodomestici e nelle automobili. 

La bambola Barbie fu introdotta nel mercato proprio in quegli anni e consolidò la femminizzazione del rosa. 

Fu l’inaugurazione presidenziale degli Stati Uniti di Dwight D. Eisenhower nel 1953, quando la moglie di Eisenhower, Mamie Eisenhower, indossava un vestito rosa, con il suo abito inaugurale ad essere considerato un punto di svolta fondamentale per l’associazione del rosa come colore associato alle ragazze. 

Le forti simpatie di Mamie per il rosa hanno portato all’associazione pubblica con il rosa che è un colore che “le donne signorili indossano”.

Per il mondo occidentale, furono gli anni 1980 ad imporre definitivamente l’idea di colori che marcatamente segnalavano il genere d’appartenenza del bambino o della bambina; in quegli anni scomparvero i vestiti unisex e si imposero definitivamente una serie di stereotipi legati all’infanzia e al mondo dei giocattoli: soldatini e costruzioni per i maschi, bambole e pentoline per le femmine. 

Ebbero la meglio le strategie di marketing.

Colore Rosa nella Storia dell'Arte

Il rosa è un colore rosso pallido che prende il nome da un fiore con lo stesso nome. 

Fu usato per la prima volta come nome di colore nel tardo 1600. 

Secondo i sondaggi in Europa e negli Stati Uniti, il rosa è il colore più spesso associato a fascino, educazione, sensibilità, tenerezza, dolcezza, infanzia, femminilità e romanticismo. 

È associato alla castità e all’innocenza se combinato con il bianco, ma associato all’erotismo e alla seduzione se combinato con il viola o il nero.

Durante il Rinascimento, il rosa veniva usato principalmente per il colore della carne di volti e mani, infatti il pigmento comunemente usato era chiamato "light cinabrese"; era una miscela del pigmento rosso della terra chiamato sinopia, o rosso veneziano, e un pigmento bianco chiamato Bianco San Genovese, o bianco limone. 

Nel suo celebre manuale sulla pittura del 1400, "Il Libro Dell’Arte", Cennino Cennini lo descrisse così: «Questo pigmento è fatto dalla più bella e leggera sinopia che si trova e viene mescolato e rimuginato con il bianco di San Giovanni, com’è chiamato a Firenze, e questo bianco è fatto di tiglio completamente bianco e completamente purificato, e quando questi due pigmenti sono stati accuratamente mullati insieme (cioè due parti di cinabro e il terzo bianco), fate dei filoncini come mezzo mezzo di noci e lasciateli. Quando ne hai bisogno, prendi comunque tutto ciò che sembra appropriato e questo pigmento ti dà grande credito se lo usi per dipingere volti, mani e nudi sui muri …»

L’età d’oro del colore rosa fu il Periodo Rococò (1720-1777), quando i colori pastello divennero molto alla moda in tutte le corti d’Europa. 

La rosa fu particolarmente promossa da Madame de Pompadour (1721-1764), l’amante del Re Luigi XV di Francia, che indossava combinazioni di blu pallido e rosa, e aveva una particolare sfumatura di rosa fatta per lei dalla fabbrica di porcellane di Sevres, creata da aggiungendo sfumature di blu, nero e giallo.

Nel 1900, i rosa sono diventati più audaci, più brillanti e più assertivi, in parte a causa dell’invenzione delle tinture chimiche che non svaniscono. 

Il pioniere nella creazione della nuova ondata di rosa fu la designer italiana Elsa Schiaparelli, (1890-1973) che fece parte degli artisti del movimento surrealista e che nel 1931 creò una nuova varietà di colore, chiamata "rosa shocking", ottenuta mescolando il magenta con una piccola quantità di bianco. 

Nella Germania nazista negli anni 1930 e 1940, i detenuti dei campi di concentramento nazisti accusati di omosessualità furono costretti a indossare un triangolo rosa.

Per questo motivo, il triangolo rosa è diventato un simbolo del moderno movimento per i diritti degli omosessuali.

In ognuno di noi presiedono 2 poteri, uno maschile, uno femminile ed ecco perché la scelta del rosa, risulta la più creativa perché è quella che sa essere sia maschile che femminile, e quale colore meglio del rosa, con la sua storia, può rappresentare la creatività?

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