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Albania 2010


Agosto 2010, 20 anni dopo, come i tre moschettieri di Dumas, torno a visitare l'Albania per 10 giorni come un amico lontano ma non dimentico, per vedere, documentare e raccontare con le immagini, qual'è la reale situazione, come mia abitudine, al di là di false informazioni, preconcetti e stereotipi diffusi dai nostri media. 
L'occasione del viaggio, questa volta mi è data dalla visita di cortesia ai mie consuoceri; infatti la mia figlia più grande Giovanna ha sposato Skelzen, un ragazzo albanese originario di Fjer, rendendomi nonno di Sara.
Eppure parliamo di un popolo a noi comune, non solo per storia, ma per quel Mediterraneo, da sempre, unificante e respingente allo stesso tempo.
Scoprirò già dal viaggio di andata, della riconoscenza dei tanti albanesi naturalizzati italiani e della grande simpatia, nei nostri confronti.
Noi, dimentichi della storia passata remota, che ci ha ha visti, ancor prima che invasori, strumenti di unificazione, attraverso scambi culturali, economici e di civiltà, ai tempi dell'Impero Romano, in tutta l'area europea, mediterranea, balcanica e mediorientale; dell'ospitalità concessa nel 1400 durante la prima “invasione di massa” agli albanesi stabilitisi nell'Italia meridionale, quegli Arbëreshë che tanto hanno influito sulla cultura calabrese. 
E più prossima che ci fa ricordare, da parte di qualche anziano, perfino con una qualche simpatia, per la nostra invasione ai tempi del fascismo; per finire con il presente, con la nostra televisione che ha creato negli albanesi, soprattutto delle giovani generazioni, un atteggiamento di fratelli minori, affezionati e ammirati.
Così come ogni viaggio intrapreso con la massima apertura mentale e curiosità, mi incuriosisce di confrontare ciò che avevo conosciuto de visu, pregi difetti e arretratezza, con le modernizzazioni intervenute nel paese nel decennio passato, con il valore aggiunto dalla fortuna di entrare da ospite, nel vivo di una famiglia albanese.


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32 km lungo una strada che scorre tra paesaggi agricoli punteggiati di ulivi e costruzioni non finite, simili all'abusivismo meridionale nostrano, mi fa sembrare di non essermi allontanato dalla costa pugliese.

Giungo così a Fjer, nel traffico caotico della seconda città d'Albania, capoluogo del distretto omonimo. Si trova a 100 km dalla capitale Tirana, ed ha una popolazione di 82.000 persone. 

Fjer si trova nella pianura di Myzeqe, una grande area agricola, distante circa 156 km dal mare Adriatico, e circa 100 km a sud di Tirana.
La posizione geografica favorevole dal punto di vista della rete stradale, le permette di essere la città più importante per il collegamento tra Nord, Sud, Ovest ed Est del paese.


Altra tappa interessante del viaggio è stata ad Apollonia in Illiria, conosciuta come Apollonia (Απολλωνία προς Επιδάμνω in greco antico) un sito archeologico posto su una collina dominante una pianura di terra fertile, a perdita d’occhio fino al mare all’orizzonte; sulla riva destra del fiume Aous, nei pressi del villaggio di Pojan.
Ma Apollonia non è solo archeologia. Altrettanto mistico e suggestivo è il vicino Monastero con la Chiesa di Shën Mëri (Santa Maria). 
Al centro la chiesa intitolata alla Madonna a croce greca col campanile svettante e, dintorno il convento che la contiene in un caldo abbraccio, tutto pietra e legno e tetti in coppi di cotto.



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DA FJER A MALAKASTRA

Arriva il giorno di partire per Kut il paese originario di papà Agron, mio suocero, dove vivono gli zii Gezim, ex fabbro che mi farà da cicerone per farmi conoscere il paese, e il fratello Resmi che lì fa ancora il contadino e il pastore.


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